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Dal profit al Filo d’oro

L’onlus seleziona i dirigenti per il nuovo centro di Lesmo e riceve tante candidature dai manager privati

di Giampaolo Cerri

Un direttore di centro socio sanitario, due resposabili dell?area educativa e riabilitativa». Le imprese non profit hanno cominciato a cercare così il proprio personale. Dettagliandone competenze e il profilo: «Doti di leadership e di problem solving». Nel caso specifico si tratta della Lega del Filo d?oro, onlus del settore dell?assistenza alle persone sordo-cieche. Aprendo, in capo ad un anno, il centro di Lesmo (Milano), sta selezionando il personale con una ricerca i cui termini si sono chiusi in questi giorni. «Sì abbiamo cominciato praticamente un anno prima», spiega Rossano Bartoli, segretario generale (nella foto), «perché vogliamo che le persone scelte trascorrano un periodo formativo a Osimo (Ancona), dove si trova la sede nazionale. Una full immersion che servirà a far capire loro lo spirito stesso del nostro lavoro». Ricerca organizzata come quella di un?azienda profit. «È un progetto importante e impegnativo», risponde, «che vede la partecipazione della Regione, di fondazioni importanti, come la Fondazione Monzino, la Fondazione Cariplo, la Fondazione Monza-Brianza, ci sono contributi privati importanti, a cominciare dalla donazione del terreno da parte della famiglia Fossati (i proprietari dalla Star, ndr). Per la ricerca del personale, ci sembrava importante fare una scelta fra molti». D?altra parte, nota ancora il segretario, «si tratta di persone che lavoreranno con una notevole autonomia». Il direttore di centro, per esempio, opererà «con deleghe precise della sede nazionale, sarà chiamato a gestire il personale, a far lavorare la struttura secondo la qualità che Osimo ha già raggiunto». E ricorda che la struttura madre ha ottenuto la certificazione di qualità Iso 9001 e che «già sono iniziate le procedure per passare allo standard successivo, il Vision 2000». La selezione del Filo d?oro rappresenta anche un test significativo per verificare l?appeal che il mondo non profit esercita sul mercato. «Delle oltre 100 candidature ricevute», racconta Bartoli, «una buona parte provengono da persone inserire a livelli medio-alti in aziende profit. Figure molto competenti e con una forte esperienza che, per loro stessa ammissione, vogliono portare la propria competenze nel mondo sociale». L?altro grande gruppo di candidature proviene invece dalla dirigenza del non profit, «soprattutto associazioni e cooperazione sociale». La gestione delle risorse umane per l?impresa non profit non può più essere residuale. E la selezione, pure. Bartoli ne è convinto: «Se si tratta di servizi alla persona», dice, «le competenze sono indispensabili ma, da sole, non bastano: occorre che gli addetti siano fortemente motivati da una passione reale verso le persone cui l?attività si rivolge».


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