Mondo
Dalla banca al Mato Grosso. Così Marco vola per solidarietà
Via dalla banca, per aiutare i bambini del Perù. Marco Trappolini, 35 anni, viterbese,impiegato di banca con la passione per il volo.
di Luca Fiore
Una volta andava in giro per l?Italia con un completo blu e la valigetta da bancario, oggi chiede aiuto agli amici per realizzare un ?folle? progetto in Perù.
È Marco Trappolini di Viterbo, 35 anni, un uomo che ha deciso di mollare la carriera in banca per amore dei bambini di un lontano villaggio in Sud America. Ha cominciato nel 95 con un campo di lavoro di 2 mesi con quelli dell?Operazione Mato Grosso, e oggi ha lasciato una promettente carriera per dedicarsi alla realizzazione del primo servizio di aereo-ambulanza nella zona peruviana della sierra povera, una zona molto angusta a 4 ore di jeep da Lima, la capitale.
«Tornai in Italia innamorato di quella terra e decisi che ci sarei tornato», dice Marco. «L?occasione arrivò l?anno scorso e la colsi subito. Questa volta vi sono stato 6 mesi. Ho vissuto in una capanna di fango con 7 bambini con problemi fisici e mentali. Insieme a me c?erano due ragazze peruviane che li accudivano». Hugo era uno di questi bambini, pesava 25 chili, «peccato che avesse 15 anni e fosse affetto da autismo». La zona è priva di centri ospedalieri adeguati e chi vuole raggiungere un pronto soccorso deve arrivare a Lima attraversando la Cordillera Blanca, la catena montuosa che separa la parte povera del Paese da quella ricca. D?estate in macchina occorrono 4 ore per raggiungere un ospedale, d?inverno, con la neve, possono diventare anche 13. Se il malato è grave, le possibilità di salvarsi precipitano fino ad azzerarsi.
«Sono tornato in Italia con questi pensieri», continua Trappolini, «ma quando mi chiesero di tornare per un periodo più lungo, accettai a condizione di poter proporre un progetto di mia invenzione: un ultraleggero che potesse collegare la sierra povera con gli ospedali di Lima in meno di un?ora». Un?autoambulanza dei cieli. Ma ci vogliono 70mila dollari. Marco racconta che lavorare in banca gli piaceva e ha peregrinato per 12 anni nelle varie sedi italiane dell?istituto per cui lavorava. «Mio padre ci teneva molto e fu difficile dirgli che volevo abbandonare tutto. Non fu semplice neanche per me, da una parte perché non volevo deludere i miei, dall?altra perché chi baratterebbe un posto fisso in banca con un progetto con chissà quale avvenire?». Sul piatto della bilancia, da una parte «le tante soddisfazioni che il lavoro mi aveva dato e che mi avrebbe dato», dall?altra, «lo sguardo di quei bambini, e l?idea che qualcuno potesse prendersi davvero cura di loro fino a salvargli la vita».Così è nata l?idea risolutiva dell?ambulanza volante che un giorno volerà nei cieli sopra il Perù.
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