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La pena di mortefuori dalla storia Da primo ministro la cancellò dal codice francese. Oggiguarda con ottimismo. Anche alla Cina di Maurizio Regosa

Che giustizia sarà/2. Le previsioni di Badinter

di Redazione

In Cina, come negli Usa, progressive limitazioni. Anche nel mondo islamico, sta crescendo un fronte abolizionista. Pena di morte, addio. Secondo Robert Badinter, il ministro che l’abolì in Francia, dopo la moratoria Onu l’abolizione della condanna capitale è più vicina. Sono molti «i segnali che lasciano pensare che in un futuro più o meno prossimo – secondo me abbastanza prossimo – la pena di morte scomparirà», così Robert Badinter, ex guardasigilli che nel 1981 abolì la pena capitale in Francia, a Roma per presentare il suo libro Contro la pena di morte (Spirali). «Il voto dell’Assemblea dell’Onu», dice Badinter, «è importante anche per la Cina: per la prima volta il più alto organismo internazionale si pronuncia contro la pena di morte. Dobbiamo riconoscere il merito all’Italia, la patria di Beccaria».
Vita: Cosa pensa dell’ipotesi di boicottare le Olimpiadi?
Robert Badinter: Non ci credo molto. Mi sembra una iniziativa vuota di senso. Moltissimi atleti hanno dedicato tante energie e per così tanto tempo a prepararsi ai Giochi?. È vero che la Cina è il primo produttore di condanne a morte al mondo. Anche lì però – e non sono ottimista ad oltranza – ho notato dei cambiamenti. C’è un movimento abolizionista. Due anni fa ho sentito il procuratore generale, che non è un campione di mansuetudine, dire che la pena capitale dovrebbe essere eliminata ma che la gente non è pronta. È la risposta tipica di chi non crede più nella pena di morte ma non ha il coraggio di eliminarla. Comunque anche in Cina è stata ridotta la possibilità di ricorrere a questa pena, è stato introdotto un controllo più severo delle procedure.
Vita: Quale strategia adottare allora?
Badinter: È più efficace la pressione dell’opinione pubblica, anche se è difficile prevedere le reazioni cinesi. Secondo me, nel periodo strettamente riservato alle Olimpiadi probabilmente si fermeranno, per non suscitare reazioni. Il problema è vedere a che ritmo riprenderanno.
Vita: E come si comporteranno in futuro i Paesi che condannano a morte richiamandosi alla religione islamica?
Badinter: È il problema è più difficile. Gli Stati islamici integralisti ricorrono molto a questa pena. In Iran, ci sono state 400 esecuzioni solo quest’anno, il doppio del 2006. Molte condannate erano donne. E questo è vero anche in Arabia Saudita, Pakistan, Emirati arabi. È difficile del resto discutere con chi vi spiega che la condanna arriva da Dio. Di fronte a questa tesi, cade ogni argomento razionale, laico, compreso il diritto dell’uomo alla vita. La cosa più utile e più efficace è che siano i musulmani abolizionisti a spingere in questo senso.
Vita: Ma ce ne sono?
Badinter: Sì, in Senegal, ad esempio. Un ruolo molto importante potrebbe svolgerlo il Marocco, perché è un grande Paese e poi perché il re discende direttamente dalla famiglia del profeta. Se la pena di morte fosse abolita in Marocco, nel blocco musulmano si insinuerebbe un grosso cuneo.
Vita: La recente decisione del New Jersey, che ha abolito la pena capitale, sarà imitata da altri Stati americani?
Badinter: È molto importante, ma non mi ha sorpreso. Ho l’impressione che da cinque, sei anni stiano apparendo segnali che lasciano pensare che in un futuro più o meno prossimo – secondo me abbastanza prossimo – la pena di morte scomparirà anche negli Usa. D’altra parte si ha la tendenza a dimenticare che gli Usa sono uno Stato federale e che 12 Stati da molto tempo non accettano più la pena di morte. Nella pratica, negli ultimi cinque anni è stata applicata sempre meno. La Corte Suprema ha molto ridotto la possibilità di pronunciare questa condanna, ora interdetta contro i minori e i dementi. In questo momento la Corte discute se l’esecuzione per avvelenamento sia una pratica crudele ed inumana e quindi tutte le esecuzioni sono state sospese. Si pronuncerà verso giugno, luglio.

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