Cultura

nehru batte gandhi:e l’india diventa un gigante

Saggi L'India spiegata da Edward Luce, del «Financial Times»

di Redazione

«L’India è la democrazia con l’economia di libero mercato più in crescita del mondo». Innocente spudoratezza? A New Delhi il dibattito è aperto. Di sicuro, le dichiarazioni del ministro Vayalar Ravi hanno messo allo scoperto una debolezza del leader politico indiano: la mancata lettura dell’ultimo gioiello di Edward Luce, editorialista del Financial Times, che Armartya Sen ha definito «il resoconto più penetrante sugli sviluppi dell’India contemporanea».
A dispetto degli dei passa in rassegna le dinamiche contorte che hanno spinto una nazione oppressa dal sistema delle caste e da una povertà plurisecolare a diventare una delle più importante potenze politico-economiche mondiali. Degli straordinari successi registrati nelle nuove tecnologie informatiche, passando per i call center delocalizzati e l’industria cinematografica incarnata da Bollywood, fino all’affermazione del programma di armamento nucleare, sappiamo ormai tutto. Al punto da convincerci che sì, sull’esempio degli Stati Uniti e del Regno Unito, l’India meriterebbe di essere considerata assieme alla Cina l’ultima frontiera del libero mercato.
Ma l’inaspettata ascesa del gigante indiano, ci spiega Luce, non è stata così scontata. E soprattutto non è così in linea con i principi del liberismo economico. Luce sfrutta i suoi anni trascorsi in India come corrispondente per spiegarci che «c’è un altro modo di vedere l’India, forse più rappresentativo e certamente più illuminante: attraverso la sua radicata e dinamica cultura politica». Il confronto fra i tre padri della nazione indiana (Gandhi, Nehru e il meno noto Ambedkar) consente ad esempio di fare luce sui contrasti che oppongono i 750 milioni di abitanti che tutt’ora vivono nei villaggi (considerati da Gandhi mattoni fondamentali della società indiana) alla élite urbana nazionalista (retaggio sociale dell’inglesità di Nehru) che ha trascinato il Paese alla modernità. Di certo, nonostante le mostruose disparità socio-economiche, l’India non intende fermare l’abbandono graduale dello statalismo. E mai come oggi, lo spettro della Cina ha convinto New Dehli di essere un’alleata insostituibile per l’Occidente.

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