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Ciampi: “La Costituzione non si cambia a pezzi”

Il Presidente della Repubblica condivide la richiesta "che sale" contro il "sovraffollamento delle carceri". E Sulle riforme spiega: "La Costituzione non si cambia a pezzi".

di Ettore Colombo

Un appello al non riformare la Costituzione “pezzo a pezzo”, ma solo sulla base di un disegno organico e complessivo. Una strigliata ai Poli che non hanno proseguito nel cammino della delegittimazione reciproca. E un sì a un gesto “clemenza” che valga a evitare il “sovraffollamento delle carceri”. Il Presidente della Repubblica torna a far sentire alta e forte la sua voce durante le cerimonia di auguri alle massime cariche dello Stato. E lo fa entrando con forza sui temi più spinosi del momento. Ma uno gli sta particolarmente a cuore. La difesa di una Costituzione che, dice, deve essere posta al riparo da modifiche a singhiozzo. Riforme istituzionali? Ciampi parla moltaltrettanto chiaro. ‘La Costituzione non si presta ad essere riformata pezzo a pezzo ad ogni cambio di maggioranza, pena la coerenza e la stabilità delle istituzioni” dice il Presidente. E molti leggono in queste parole una bacchettata al premier. Insomma, è necessario il dialogo fra le forze politiche per gli aggiustamenti istituzionali. Altrimenti ogni modifica avrebbe il senso di piegare alle esigenze di una sola parte un apparato delicatissimo come la Costituzione. ”La strada del dialogo – aggiunge – è la sola percorribile in direzione di una visione di largo respiro dei problemi istituzionali che eviti modifiche parcellari difficilmente iscrivibili in un disegno organico”. Tutti in silenzio assoluto, ad ascoltare le parole di Ciampi, che non usa mezzi termini nel sollecitare il rapido completamento del lavoro non fatto. Bisogna perfezionare il sistema maggioritario nella legge elettorale. Bisogna mantenere l’articolo 5 della Costituzione (“L’Italia è una e indivisibile”) come “stella polare” del federalismo. Bisogna urgentemente varare una legge che garantisca la libertà e il pluralismo dell’informazione. Bisogna infine arrivare alla “reciproca legittimazione” tra i due poli. E’ questo il punto di partenza, il dato di fatto iniziale, da cui comincia il ragionamento di Ciampi. Al Presidente non pare – come dice invece Pera – che nella Nazione e nel Parlamento sia ormai acquisito psicologicamente il bipolarismo. No, dice Ciampi, “il processo di reciproca legittimazione ed il dialogo libero da pregiudizi tra le forze politiche non hanno compiuto i progressi che un anno fa, in questa stessa occasione, avevo auspicato”. Purtroppo bisogna registrare che “la maturazione di una vera cultura dell’alternanza, in grado di superare la concezione puramente aritmetica e i rapporti tra maggioranza e opposizione ha subito un rallentamento”. Insomma, restano “i rischi rappresentati dalla tentazione, per la maggioranza, di affidarsi al solo rapporto di forza numerico e, per l’opposizione, di fare ricorso sistematico all’ostruzionismo”. Sono rischi che “verrebbero meno come fosse completato il cambiamento seguito all’adozione del sistema maggioritario”. Poi – prosegue Ciampi – si pensa alla “modifica della forma dello Stato in senso federalista” si sappia che in Europa si tiene conto delle esigenze di tutti gli enti locali, le Regioni come le Province come le città metropolitane e i Comuni. Soprattutto “stella polare di ogni riforma deve essere l’articolo 5 della Costituzione, che vuole la Repubblica una e indivisibile. Se si indebolisce questo principio basilare non si ha quel riconoscimento e quella promozione delle autonomie locali che sono un valore consacrato nella stessa norma costituzionale”. Si ha invece “allentamento della coesione nazionale, con sacrificio del principio di solidarietà che è una linea guida della nostra Carta costituzionale”. Questo perché “è proprio la Repubblica una e indivisibile che conferisce il carisma della legalità costituzionale alla richiesta di maggiore autonomia del governo locale, volta ad esaltarne le funzioni di avvicinamento ai cittadini e di trasparenza nella gestione della cosa pubblica”. Ma ci sono anche “altre importanti riforme che non hanno ancora preso corpo in progetti definiti”. Ciampi ne sottolinea una: la necessità di regolare con urgenza i principi di “libertà e pluralismo dell’informazione, fondamento di ogni democrazia”. Lo scorso luglio proprio Ciampi ne fece oggetto di un messaggio alle Camere. Da allora due sentenze della Corte Costituzionale hanno “confermato l’urgenza di una legge” in proposito, una “legge di sistema” la cui importanza è stata “messa in evidenza anche dalle recenti vicende riguardanti il servizio pubblico radiotelevisivo”. Presenti i presidenti delle Camere e il presidente del Consiglio Berlusconi, Ciampi ricorda infine il piano del governo recentemente approvato dal Parlamento per la ristrutturazione degli istituti carcerari esistenti e per la costruzione di nuovi istituti. ”La realizzazione del piano – aggiunge – costituirà un notevole passo avanti verso la soluzione dei problemi di sovraffollamento e di conseguente carenza di spazi di lavoro e di rieducazione, che gravano severamente su gran parte del nostro sistema carcerario. Ma ci vorrà del tempo per avere risultati rilevanti e incisivi. Questa consapevolezza, tra l’altro, sta alla base della domanda di misure di clemenza che sale da più parti della società civile”. Dal canto suo, il presidente del Senato Pera ha battuto su tre tasti. Mettere alle spalle gli scontri sulla giustizia. Armonizzare il federalismo dell’Ulivo con la devolution di Bossi. Ma dare contemporaneamente più poteri al premier affinché si completi il percorso verso il bipolarismo del nostro sistema politico. Ma nel discorso della seconda carica dello Stato entra anche il tema dello scontro fra civilità occidentale e civilta islamica. Tema quanto mani spinoso (ricordate il Berlusconi sulla superiorità dell’Occidente e relative polemiche?), che Pera rilancia dicendo chiaro e tondo: non demonizziamo chi parla di superiorità dell’Occidente, anche perché difenderne princìpi e cultura non è “arroganza”. Giustizia. L’anno che sta per trascorrere è stato ”ancora terreno di scontro” sulla giustizia: ”Non dovrebbe essere più e non dovrebbe essere mai così perché il bene è prezioso per tutti”. Pera invita le forze politiche a lasciarsi alle spalle lo scontro sulla giustizia. In generale, comunque, il clima fra le forze politiche è migliorato, riconosce Pera. ”Sono soddisfatto per un clima che sembra farsi migliore tra le forze politiche di maggioranza e opposizione – dice – le forze di maggioranza debbono sostenere l’azione del governo; quelle di opposizione trovare le ragioni unitarie per un’alternativa futura al governo”.Insomma il bipolarismo è ormai dentro la psicologia del Paese, è acquisito dagli elettori. Quindi nessuno scandalo se qualcosa che “è ormai radicato nella coscienza dei nostri cittadini comincia a produrre i suoi primi effetti”. Poteri al premier. Ma quella verso il bipolarismo è una transizione ancora incompiuta. Le riforme che si stanno per mettere in cantiere, secondo pera, dovranno quindi servire a risolvere i nodi di fondo di questo percorso rimasto interrotto. Il nodo, per esempio, di ”un presidente del Consiglio senza poteri adeguati”. Devolution. Non poteva mancare un accenno al problema della devolution. ”Il treno federale è partito ed è inarrestabile ma occorre pero’ ”armonizzare la devoluzione approvata in Senato in questa legislatura con la devoluzione che è contenuta nella Costituzione modificata nella scorsa legislatura”.


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