Non profit
cambio di programma in guatemala
Cooperazione La missione in Centroamerica del viceministro Patrizia Sentinelli
di Redazione
È iniziata in pompa magna, seguendo il più classico dei protocolli istituzionali. Con tanto di presidente del Paese ospitante, il Guatemala, a intonare l’inno nazionale con la mano ferma sul petto. È finita con rappresentanti delle reti di economia solidale – fino a quel momento sconosciuti agli apparati burocratici che avevano organizzato i lavori – a chiedere dal palco un coinvolgimento diretto nelle azioni di cooperazione bilaterale tra Italia e Centroamerica.
Mentre in Italia veniva affossato l’emendamento alla Finanziaria presentato dal governo per istituire l’Agenzia per la cooperazione, la due giorni di conferenza tenuta a Città del Guatemala il 4 e 5 dicembre sulla Cooperazione italiana in Centroamerica e nei Paesi andini, cui hanno partecipato oltre 20 ong italiane accompagnate dai partner locali, si appellava a un cambio di rotta radicale nel modo di fare cooperazione. A richiederlo a gran voce c’erano, tra gli altri, nomi noti come Icei, Iscos, Amici dei Bambini, Movimondo, Cospe, WWF, Save the Children, ActionAid, Coopi.
«I pescatori, gli agricoltori, gli artigiani», ha detto nel messaggio di chiusura la viceministra Patrizia Sentinelli, «devono diventare soggetti politici ed economici, non soggetti da assistere. Dobbiamo lavorare per mettere in circuito la produzione e il consumo di filiera corta e sostenere le esperienze di economia solidale». Per le quali la Sentinelli ha stanziato, oltre ai 4,5 milioni di euro complessivi per gli interventi di cooperazione nell’area centroamericana, anche un fondo di sostegno “non quantificato”.
Gli ultimi, insomma, si sono ritrovati ad essere i primi. I piccoli, quelli che non erano nemmeno stati inclusi ai lavori e che sono stati invitati soltanto in un secondo momento dai rappresentanti italiani delle reti di economia solidale presenti alla conferenza, si sono fatti ascoltare dai grandi e hanno ottenuto un impegno ufficiale di collaborazione dai più alti vertici istituzionali. «Sviluppo locale ed economia solidale», ha ribadito la Sentinelli, «non sono modelli di intervento, ma strumenti per rinnovare le forme di cooperazione». Che non può essere «un unguento o una medicina» da applicare sui «mali della globalizzazione, ma deve diventare un accompagnamento ai processi di sviluppo e pace».
Un cambio di rotta in piena regola e in corso d’opera, che non è passato inosservato. «Siamo passati da una dimenticanza e dal mancato coinvolgimento della società civile», ha detto Alfredo Somoza, presidente Icei – Istituto per la cooperazione economica internazionale, «al mettere al centro di tutto l’economia solidale e la società civile. Mi auguro che non sia un’inversione di rotta formale. Lo verificheremo nei prossimi appuntamenti e soprattutto nelle azioni che seguiranno a queste dichiarazioni». Comunque Somoza riconosce che «è positivo che si sia tornati a parlare di settori che dalla cooperazione negli ultimi anni erano stati tagliati fuori».
Il prossimo appuntamento in calendario è quello di ottobre 2008 a Montevideo, con tutte le reti dell’economia solidale mondiale.
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