Volontariato

Il lato oscurodel servizio civile Dalla stampa nazionale e locale, attacchi al sistema di reclutamento.Il direttore dell’Unsc, Cipriani: «Per noi nessuna anomalia» di Stefano Arduini

Polemiche Sotto accusa la gestione dei volontari al Sud

di Redazione

Prima Repubblica, poi il quindicinale calabrese Il Lametino, quindi l’intervento lancia in resta del presidente di Cesc – Project, Michelangelo Chiurchù. Sul servizio civile tira aria di tempesta. Troppe le ombre che si stanno accumulando sulla gestione dei volontari. Almeno stando alle cronache di queste ultime settimane. Che hanno investito tre regioni cruciali come Campania, Sicilia e Calabria che da sole rappresentano il 47% degli avvii dei volontari.
Andiamo per ordine. Il 16 novembre sulle pagine napoletane di Repubblica compare un’intervento a firma di Marco Capezzuto, 25 anni, aspirante volontario per il progetto Napoli Civitas. Scrive: «Mi chiedo se addirittura bisogna avere dei “santi in paradiso” anche per poter partecipare ad un progetto del servizio civile». Segue la cronaca surreale del colloquio di selezione.
Da Napoli a Trapani. Giovedì 22 novembre, sempre sul quotidiano di Ezio Mauro ma nelle pagine nazionali, sotto il titolo «Pure per il servizio civile serve la raccomandazione», trova spazio la lettera di Fabio Sicari. «Io ho fatto 8 colloqui, andati tutti a vuoto, per poi capire che a me mancava la cosa più importante: la raccomandazione». Difficile credere che si tratti di casualità. Chiunque conosca i giornali, sa che la scelta della corrispondenza da pubblicare è sempre ben ponderata. Lamezia Terme, sabato 24 novembre. Il quindicinale Il Lametino, pubblica a firma di Mariateresa Costanzo, un’inchiesta sul servizio civile. Il lavoro fa luce su un progetto gestito dalla ProItalia onlus (ente che fra il 2002 e il 2006 ha gestito 5.261 posti), che avrebbe dovuto rafforzare il nucleo di Protezione civile del Comune. La Costanzo, grazie anche a una testimonianza diretta, avrebbe verificato invece l’incongruenza fra le attività previste e l’effettivo utilizzo dei ragazzi. L’intervistata, a cui viene garantito l’anonimato, ritiene inoltre che «si decida sottobanco chi deve essere chiamato, al di là del fatto se lo meriti o no». Occorre precisare che in nessuno di questi tre casi vengono fornite prove concrete. Come del resto fa Michelangelo Chiurchiù del Cesc – Project: «Non so darvi le cifre, non so riprodurre grafici, ma so che esistono sciacalli che usano il Servizio civile come offerta di semilavoro e come merce di scambio e di consenso politico». A mettere in fila queste testimonianze, la sensazione è che nel sistema alcune zone d’ombra esistano.
Getta acqua sul fuoco, invece, il direttore dell’Ufficio nazionale, Diego Cipriani: «Sono semplici lettere ai giornali», osserva, «non mi risulta che gli interessati abbiano sollecitato il nostro intervento, altrimenti avremmo verificato, come abbiamo fatto in altri casi». E in effetti nei primi cinque mesi dell’anno l’Ufficio ha effettuato 127 ispezioni. Sette nell’intero 2006.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA