Mondo

Aids e mancanza di cibo. Come ribaltare la somma delle ingiustizie

L’impossibilità di accedere ai beni essenziali: è il dramma dell’Africa. Ma non è un destino ineluttabile...

di Carlotta Jesi

In questo preciso momento, 63 milioni di africani rischiano la morte: 38 milioni per fame, 25 milioni per Aids. Sono morti diverse, ma causate da un?identica ingiustizia: l?impossibilità di accedere ai beni essenziali, cibo da una parte e farmaci antiretrovirali dall?altra, garantiti in Occidente. Impossibilità che, a sua volta, è causata da un?identica ingiustizia: la povertà, intesa sia come mancanza di mezzi sia come mancanza di speranza. Lo sanno tutti, lo denunciano in molti. Chi spiegando come l?Unione europea e gli Stati Uniti sussidiano la loro agricoltura per poi fare dumping sui mercati dei Paesi in via di sviluppo. Chi spiegando che, sempre l?Unione europea e gli Stati Uniti, tentano di imporre un?interpretazione degli accordi sulla proprietà intellettuale dell?Organizzazione mondiale del commercio che tuteli le aziende farmaceutiche più che i sieropositivi del Sud del mondo. Sono denunce importanti. Ma bastano ad azzerare la somma delle identiche ingiustizie per cui oggi 63 milioni di persone rischiano di morire? No. Bernard Pecoul, direttore internazionale della campagna di Medici senza frontiere per l?accesso ai farmaci, l?ha detto chiaro e forte durante il convegno Globalizzazione e cure: un diritto per tutti che Msf ha organizzato il 10 dicembre a Milano. E il suo è un ?no? che pesa considerando i buoni risultati ottenuti negli ultimi tre anni dalla campagna per l?accesso alla salute, non ultimo l?abbattimento del costo di una triterapia anti Aids da 10mila a 209 dollari l?anno a paziente. Che ridurre il divario fra Nord e Sud del mondo sia diventata una sfida troppo grossa anche per i Medici senza frontiere? No. Però per riuscirci bisogna guardare il mondo alla rovescia, ha spiegato Pecoul. Ribaltando le cause che hanno portato al divario fra Nord e Sud del mondo. Per esempio il fatto che il 90% della ricerca farmaceutica mondiale interessa solo il 10% della popolazione perché le aziende non vogliono investire sui pazienti poveri. Msf risponde con la Drugs for Neglected Disease Initiative (DnDi): un?alleanza tra società civile, governi, istituti di ricerca, Paesi ricchi e Paesi poveri che la ricerca e lo sviluppo di farmaci per le malattie dimenticate se la farà da sola. Direttamente negli Stati in via di sviluppo e dimostrando che creare un nuovo farmaco costa meno degli 800 milioni di dollari stimati dalla Farmindustria. È una provocazione, certo. Ma anche un nuovo tipo di impresa sociale che in 12 anni spera di creare 7 nuovi farmaci. E che, comunque, costituisce un importante precedente politico. A proposito di politica: invitati al convegno, il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia, il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica e il presidente della Commissione europea, Romano Prodi hanno dato forfait. Fossero stati presenti, forse gli sarebbe venuta voglia di leggersi A testa in giù, il libro, edito da Sperling & Kupfer, in cui il giornalista uruguaiano Eduardo Galeano racconta che nel Sud del mondo i bambini, per imparare a vivere, devono frequentare la «scuola del mondo alla rovescia», dove apprendono che la povertà è un giusto castigo per l?inefficienza e che la disuguaglianza è una legge naturale. E i big del farmaco, come la pensano? Itala Turco, responsabile dell?Area gruppi specifici di Farmindustria, a Milano ha annunciato il progetto ?Formazione per la salute nell?Africa Subsahariana? con cui le aziende che rappresenta e il Campus biomedico di Roma formeranno medici in Congo e Uruguay. Con 300mila euro in 3 anni…


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