Non profit
Immigrati e bonus bebè: le Acli sodisfatte per lo stop alla restituzione
Il presidente Olivero: «E'il segno che si scommette sull'integrazione»
di Acli
Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani apprezzano e sostengono la proposta dei ministri Amato, Bindi e Ferrero di bloccare la restituzione del bonus bebè da parte delle famiglie di immigrati extracomunitari. «Una soluzione giusta e di buon senso ? commenta il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero ?. Il segnale, cui dovranno certo seguire altri fatti, che finalmente si scommette sull?integrazione delle persone e delle famiglie immigrate».
Le famiglie immigrate che nei mesi scorsi avevano impropriamente incassato i mille euro del Governo per i figli nati nel 2005, avrebbero dovuto restituire l?assegno ricevuto al ministero dell?Economia, con il rischio di compromettere la loro permanenza in Italia a seguito di eventuali conseguenze giudiziarie. Per questo le Acli, che avevano giudicato discriminatoria la norma che assegnava il bonus ai soli figli di italiani, avevano subito offerto la difesa legale del proprio Patronato agli immigrati coinvolti che ne avessero fatto richiesta.
«L?iniziativa dei ministri ? commenta Andrea Olivero ? se troverà un riscontro positivo da parte del ministro dell?Economia, provvederà a sanare una situazione paradossale oltre che ingiusta, con le famiglie di immigrati tratte in inganno dallo stesso Governo di allora che le invitava, tramite una lettera confidenziale firmata dal presidente del Consiglio, a ritirare il proprio bonus. Ma, soprattutto, questa decisione potrebbe costituire il segnale importante che finalmente in Italia si scommette sull?integrazione degli immigrati piuttosto che assecondare o alimentare un clima di insofferenza o di criminalizzazione nei loro confronti. Come Acli lo abbiamo sempre detto, insieme alle tante associazioni, molte cattoliche, che si spendono per l?accoglienza di queste persone e delle loro famiglie: l?integrazione di quelli che saranno i futuri cittadini italiani avviene attraverso la parificazione dei diritti, oltre che dei doveri».
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