Formazione

Consumi: meno vino ma più qualità

Secondo COldiretti, gli italiani bevono meno vino ma lo scelgono doc

di Redazione

Il calo dei consumi alimentari degli italiani coinvolge anche il vino che fa segnare complessivamente una riduzione record in quantità del 5,2 per cento anche se crescono di acquisti di vini a denominazione di origine (Doc/Docg) dello 0,7 per cento nel 2007.
E? quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea/Ac Nilesen del Ministero delle Politiche Agricole, svolta in occasione dell?apertura del Vinitaly dove la maggiore organizzazione degli imprenditori agricoli sarà presente con stand, esposizioni, incontri e iniziative.
Se in generale gli italiani preferiscono fare la spesa al supermercato secondo la Confcommercio, il caso del vino è in netta controtendenza con un vero boom degli acquisti diretti in cantina e in negozi specializzati come le enoteche dove – sottolinea la Coldiretti – le vendite (+7,7 per cento) crescono piu? che nella grande distribuzione commerciale (+2,0 per cento).
Complessivamente gli acquisti domestici di vino e spumanti degli italiani nel 2007 sono stati pari a quasi 797 milioni di litri (-5,2 per cento rispetto all?anno precedente) per un valore 1,9 miliardi di euro (-1,9 per cento), con un calo che riguarda tutte le diverse tipologie ad eccezione dei vini Doc e Docg che registrano un incremento in quantità (+ 0,7 per cento) e in valore (+3,3 per cento) per effetto dell?aumento dei prezzi.
L?orientamento degli acquisti verso di bottiglie a denominazione di origine è un trend comune in tutta Europa ed è – continua la Coldiretti – il risultato di un processo di qualificazione dei consumi. Nell’ultimo quarto di secolo il consumo di vini di qualità classificati in Europa come VQPRD (DOC e DOCG per l’Italia) è aumentato del 54,6 per cento nel nostro Paese, del 51,4 per cento in Francia e dell’82,4 per cento in Spagna mentre contemporaneamente in questi stessi Paesi si è ridotto il consumo di vini da tavola del 49,9 per cento in Italia, del 52,2 per cento in Francia e del 49,6 per cento in Spagna.

Si tratta di un trend significativo che è accompagnato a livello globale da una decisa redistribuzione dei consumi e delle produzioni a livello mondiale che, negli ultimi 20 anni, hanno visto una perdita di peso dell’Europa (dal 77,6 al 68,4 per cento per i consumi) e un avanzamento dei Paesi del continente americano (dal 18,8 al 20,2 per cento per i consumi) e di quelli dell’Asia e dell’Oceania (dallo 0,2 al 6,7 per cento per i consumi).


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