Politica
Paraguay, il paradosso del Presidente uscente
Il Partito Colorado, al potere da 60 anni di fila, rischia di perdere le lezioni del 20 aprile. Per ora ha già perso il controllo dei media. Per questo incita la popolazione a boicottarli
Paraguay, 20 aprile 2008: una settimana dopo l’Italia, anche nel paese sudamericano si terranno le elezioni, valide a eleggere il nuovo Presidente che prenderà il posto di Nicanor Duarte, rappresentante del Partido Colorado, una sorta di partito-leggenda al potere da 60 anni ininterrotti, passato incolume attraverso una feroce e lunghissima dittatura (1954-1989).
Ebbene, la data che si avvicina ha in sè qualcosa di storico: il Colorado potrebbe soccombere. Con i sondaggi che lo danno per sconfitto (c’è una tornata unica, senza ballottaggio), il suo attuale rappresentante ha lanciato ieri un disperato quanto insolito appello, soprattutto se paragonato all’Italia, dove la situazione è ben altra. “Spegnete le televisioni e le radio, non leggete i giornali, lanciano menzogne a destra e manca”, ha implorato Duarte alla popolazione, ammettendo così di essersi fatto ‘sfuggire di mano’ il controllo dei media.
Incredibile? No, siamo in Sudamerica, tutto è possibile. E c’è di più, Duarte ha insultato apertamente i due candidaticon maggiori chances, avversi alla delfina del suo partito, Blanca Ovelar, ad oggi sfavorita: a Lino Oviedo, generale ex golpista con un passato in carcere per aver assassinato un vicepresidente (è stato poi graziato giusto in tempo per candidarsi), Duarte ha rivolto gli epiteti di intollerante e totalitario.
Ancora peggio è andata al terzo candidato, il vero fenomeno di questa tornata elettorale: il vescovo Fernando Lugo, rappresentante di una coalizione di partiti della società civile e a sorpresa in testa ai sondaggi, che per candidarsi ha chiesto al Vaticano di ritornare laico (per ora Roma l’ha sospeso a divinis). “E’ incapace di amministrare anche un chiosco ambulante, figuriamoci un’intera Nazione”, ha detto Duarte di Lugo, che non ha voluto rispondere.
A 19 giorni dalle elezioni, il clima è davvero torrido. Lo stesso Lugo, memore dei tristi avvenimenti latinoamericani del passato (in primis l’uccisione di monsignor Oscar Romero in El Salvador, 28 anni fa), si è detto impaurito per le plurime minacce di attentati nei suoi confronti. Anche per questo, in ogni suo incontro pubblico viaggia affiancato da dei giovani volontari, alcuni sembra appartenenti alla sua parrocchia d’origine, che gli fanno da scorta.
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