Cultura

Il «decalogo» del Jesuit Social Network in vista delle elezioni

Il nuovo welfare che chiediamo alla politica, si intitola così il manifesto delle opere sociali dei gesuiti in Italia

di Redazione

Andare a votare scegliendo chi promuove un nuovo welfare centrato sulla persona debole e su una comunità civile inclusiva. Secondo il Jesuit Social Network (JSN) è questo il criterio con cui valutare i programmi dei vari schieramenti che si presentano alle elezioni del 13-14 aprile e l?operato del futuro governo.
Il JSN è una rete che unisce gesuiti e laici attivi in vari modi nell?ambito sociale, dal Sud al Nord del Paese, attraverso una trentina tra cooperative, fondazioni, centri studi, gruppi informali. Più di un migliaio di persone (tra dipendenti e volontari) lavorano a sostegno di persone in difficoltà, minori a rischio, famiglie monoparentali, anziani soli, portatori di handicap, immigrati, detenuti, senza dimora, dipendenti da sostanze. Tra le realtà più conosciute appartenenti al JSN segnaliamo il Centro Astalli di Roma, l?Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe di Palermo, il Centro Hurtado di Scampia (Napoli), la Fondazione San Marcellino di Genova, la Fondazione Villa Sant?Ignazio di Trento, la Fondazione Culturale San Fedele di Milano (editrice delle riviste Aggiornamenti Sociali e Popoli).
A partire dalla propria esperienza di persone che operano quotidianamente nel sociale, gli aderenti al JSN hanno deciso di intervenire nel dibattito elettorale per far sentire la voce di quanti incontrano nel proprio lavoro, segnalando dieci priorità politiche per un Paese più equo e attento ai più deboli:
1. Condizione indispensabile per ogni agire politico tendente al bene comune è una correttezza morale delle persone e dell?agire, che si traduce sicuramente in una fedina penale pulita, ma soprattutto in una visione della politica come servizio e nella scelta di non utilizzarla per interessi personali.
2. È urgente una risposta forte alla presenza mafiosa, pervasiva in Meridione ma non solo: nelle periferie delle nostre città più complesse e disagiate, nelle istituzioni, nella comunità civile, nell?economia, a livello locale, nazionale e internazionale.
3. La politica finanziaria deve gestire le risorse disponibili orientandole all?inclusione, non a un malinteso concetto di libertà che esclude gli altri. Ciò deve determinare diverse priorità (meno spese militari e meno sprechi pubblici, più soldi a istruzione, politiche sociali, sanità) e una più decisa difesa dei beni comuni (l?acqua, ad esempio).
4. Il lavoratore deve assumere centralità come persona. Quali le strade? Combattere disoccupazione e lavoro nero; porre limiti a precariato, flessibilità e mobilità; svolgere una seria attività di prevenzione contro infortuni e morti bianche; garantire una crescita del potere d?acquisto degli stipendi e delle pensioni.
5. Le recenti riforme della scuola hanno abbassato la qualità degli studi e penalizzato i ragazzi in situazioni di estrema povertà culturale e che vivono in un contesto sociale disagiato. Occorre ridefinire il ruolo della scuola pubblica in rapporto a quella privata, nel pieno rispetto della Costituzione.
6. La questione dell?immigrazione non può essere affrontata solo come problema economico o di sicurezza. Sono necessari percorsi miranti all?integrazione e alla convivenza; una politica economica internazionale che favorisca lo sviluppo delle economie dei Paesi d?origine, rallentando così la fuga degli emigranti; una legislazione più chiara e aperta per i rifugiati, un ripensamento del ruolo attualmente ambiguo dei Cpt.
7. Le carceri sono di nuovo piene di tossicodipendenti, immigrati, malati di mente, senza dimora. Non è dietro le sbarre che si risolvono queste situazioni. Occore passare dal «penale» al «sociale» e aprire nel modo più efficace possibile alle misure alternative alla detenzione.
8. Cresce il numero dei nuovi poveri: nessuna politica rispettosa della persona umana può prescindere da salari, pensioni, sussidi e strumenti che consentano a tutti una vita dignitosa.
9. No alle logiche mercantili e aziendali nella sanità e alle privatizzazioni che di fatto escludono soprattutto i cittadini più poveri.
10. Anche i mass media devono essere al servizio del bene comune, della democrazia, della giustizia sociale. È preoccupante l?esclusione della voce dei poveri e di coloro che vivono il disagio.

Gli Enti membri del Jesuit Social Network ? Italia
Ass. Animazione Quartiere Scampia ? Napoli
Ass. Centro Astalli ? Roma
Ass. Centro Astalli ? Palermo
Ass. Centro Astalli ? Catania
Ass. Centro Poggeschi ? Bologna
Ass. Comunità Emmanuel ? Lecce
Ass. Comunità di Vita Cristiana ? Reggio Calabria
Ass. Figli in Famiglia ? Napoli
Ass. ?Fe y Alegria? – Roma
Ass. Ghihon onlus ? Lecce
Ass. ?Il Mulino? ? Casole (FI)
Ass. Comunità Maranà-tha ? Bologna
Ass. Sesta Opera San Fedele ? Milano
Centro Animazione Missionaria ? Napoli
Comunità Padri Gesuiti ? Tirana (Albania)
Consultorio Centro La Famiglia ? Napoli
Coop. Sociale ?Dai Crocicchi? ? Bologna
Coop. Sociale ?Nuova Siloe? ? Lecce
Fondazione Centro Astalli – Roma
Fondazione Culturale San Fedele ? Milano
Fondazione MAGIS ? Roma
Fondazione S. Ignazio ? Trento
Fondazione San Marcellino ? Genova
Istituto di Formazione Politica ?Pedro Arrupe? ? Palermo
Mov. Lega Missionaria Studenti ? Roma
Scuola per Assistenti Sociali ?F. S. D?Alcontres? ? Modica (RG)

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