Politica

Calabria, carissimi incendi

Sprechi. L’inchiesta della Corte dei conti su cinque anni di politiche antiroghi

di Redazione


A lla fine si è arreso. Quirino Lorelli, il magistrato della Corte dei Conti che ha provato a mettere ordine fra i numeri, alla fine ha alzato le mani. Impossibile determinare l?ammontare delle spese sostenute dalla Regione Calabria per finanziare nell?ultimo quinquennio le «innumerevoli» campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione degli incendi. I 120 e passa provvedimenti di liquidazione emessi a favore di privati, scrive il giudice contabile, sono «scarsamente intelligibili in termini di possibile quantificazione dei costi complessivi».

In ordine sparso… è meglio

La sezione regionale di controllo della Corte dei Conti è riuscita invece a ricostruire il numero dei piani e dei programmi che ruotano intorno all?emergenza incendi: ben 26 livelli di pianificazione fra Stato, Regione, Province, Comuni, Consorzi di bonifica e Comunità montane. Una centrale di comando, si fa per dire, divisa su più tavoli e con più strumenti di programmazione che è riuscita a far poco o nulla per evitare che la scorsa estate 9.608 ettari di foreste (l?area più vasta in Italia) andassero in fumo.

Numeri che fanno sobbalzare chi scorre le pagine della Relazione sulla gestione delle risorse utilizzate per la repressione degli incendi in Calabria. È il caso, ad esempio, dei 41 milioni di euro impegnati in appena quattro mesi per procedere nel 2006 alla liquidazione del Consorzio di bonifica della Piana di Sibari e della Media Valle del Crati, uno degli enti impegnati, fra l?altro, nelle attività di spegnimento degli incendi. Numeri interessanti, quelli dell?indagine, che tuttavia non esauriscono l?ampio quadro delineato dalla Corte dei Conti.

Le Province di Crotone e di Reggio Calabria, ad esempio, così come molte Comunità montane, non hanno nemmeno risposto ai quesiti della Corte. Il primo punto dolente toccato dalla magistratura contabile è il sistema di coordinamento. Sulla carta dovrebbe essere assicurato dalla Sala operativa unificata permanente, sta di fatto però, scrive Lorelli nelle conclusioni, che la cabina di regia continua a rimanere «estranea alla catena di comando delle varie forze che operano sul territorio». E cioè Vigili del fuoco, Corpo forestale dello Stato, Consorzi di bonifica, Azienda forestale regionale (ente ora in liquidazione), Protezione civile. Una tesi che non è condivisa però dal Corpo forestale: la nostra centrale operativa, sostengono, sostituisce la sala unificata. Il punto è cha la centrale, come ammette la stessa Forestale nelle sue deduzioni, non può «ospitare altre figure». Le «ulteriori funzioni» di cui è investita, è cioè l?attività di polizia giudiziaria, impongono infatti la massima riservatezza. Carenza di coordinamento, dunque, a cui si contrappone, scrive ancora il magistrato relatore, una «proliferazione di Piani ingiustificata, costosa ed inutile». Non mancano anche qui i paradossi. Nelle attività di pianificazione non risulta il coinvolgimento di Protezione civile, Vigili del fuoco e Corpo forestale dello Stato, gli organi statali cioè che vantano competenze legislative in materia di prevenzione e repressione degli incendi. Un quadro caotico reso più complicato dal «sovrapporsi della legislazione in materia di protezione civile a quelle in materia di forestazione e di prevenzione e repressione».

Ombre sui finanziamenti

Altro capitolo interessante è quello dello spese. La magistratura contabile punta il dito, innanzitutto, contro la disinvoltura delle procedure seguite (fino al 2005) per le campagne di informazione: «Uso indiscriminato ed incontrollato» dell?acquisizione di servizi senza gara pubblica; affidamento a «imprese che proponevano esse stesse progetti o servizi di varia natura». Stessa musica per gli interventi di salvaguardia come, ad esempio, il rimboschimento (6 milioni di euro stanziati nel biennio 2005-2006). Alcuni interventi, scrive la Corte «appaiono finalizzati più a vere e proprie attività assistenziali che non di salvaguardia del patrimonio boschivo». La spesa pubblica, sottolinea inoltre la relazione, è sbilanciata sul versante dello spegnimento, anziché su quello della prevenzione.

Infine, gli operai idraulico-forestali in forza presso i Consorzi di bonifica. Si nota, osserva la magistratura jonica, «l?assoluta preponderanza della voce stipendi» rispetto alle risorse trasferite dalla Regione Calabria per progetti vari presentati dagli stessi consorzi. Nel 2006, su un esborso regionale di 9,6 milioni di euro, 8,4 milioni (pari all?88%) erano stipendi. La Corte, a tal proposito, suggerisce di legare la retribuzione del personale alla percentuale di territorio non devastata dalle fiamme.

La lezione del prof.Perna

  • La lezione del prof. Perna

Il meccanismo, proposto dalla Corte dei conti, di agganciare le retribuzioni all?efficienza del personale impiegato sul territorio, non è una novità. Il primo a lanciare e ad applicare questo sistema è stato Tonino Perna, allora presidente del Parco nazionale dell?Aspromonte. Risultato: dal 2000 al 2006 la superficie bruciata in Aspromonte è scesa dell?80% rispetto agli anni 90.


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