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Fondazioni: riforma da buttare? E Tremonti finì ko
Va allAcri il primo round dello scontro giuridico: è dubbia, per il Tar, la costituzionalità del regolamento.
Chi la dura, la vince, dice il vecchio adagio. E le fondazioni di origine bancaria, determinate, unite e compatte come non mai, stavolta hanno vinto su tutti i fronti.
Il Tar del Lazio, infatti, cui avevano presentato ricorso contro il Regolamento Tremonti (dm n. 217/2002 e nota del 23 ottobre 2002, prot. 14572 del ministero dell?Economia), ha dato loro piena ragione, decretando l?immediata sospensione del processo di revisione degli statuti, sollevando dubbi di costituzionalità sulla riforma, ponendo paletti alla definizione dei settori di intervento e inviando gli atti alla Corte costituzionale.
«Questa decisione ci conforta», ha commentato a caldo dopo la sentenza il presidente dell?Acri e della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, «perché i ricorsi sono nati dall?esigenza profonda di mettere in grado le fondazioni di operare oggi e nel futuro, in un regime di chiarezza rispetto al loro ruolo». Naturalmente la partita è tutt?altro che conclusa. Come era facile prevedere, il ministero dell?Economia, ha subito annunciato che ricorrerà al Consiglio di Stato (per il momento solo in merito alla ?sospensiva?, ma è verosimile l?ipotesi che, una volta note le motivazioni, possa essere impugnato anche l?invio degli atti alla Consulta). E la stessa Acri ha in programma riunioni straordinarie per sciogliere i dubbi del dopo sentenza.
La battaglia, quindi, va avanti e si profila l?ennesimo scontro in punta di diritto tra un dicastero che, esattamente un anno fa, entrava a gamba tesa in un settore che immaginava avrebbe presto alzato bandiera bianca, e le fondazioni costrette a dedicare le loro energie a difendersi (con successo, finora) dall?attacco. In barba al non profit che, come sottolineato nel quaderno sulle fondazioni bancarie, allegato a Vita questa settimana, finalmente cominciava a beneficiare dei primi effetti della legge Ciampi e che oggi, invece, è costretto a ridimensionare significativamente i piani di crescita.
Nella sentenza si legge che «il regolamento è illegittimo quanto meno per la mancata audizione delle organizzazioni rappresentative delle fondazioni». Insomma, il governo ha volutamente evitato il dialogo. E i (pessimi) risultati si vedono.
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