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4° Rapporto sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza
Presentato oggi a Roma il Rapporto di Telefono Azzurro in collaborazione con Eurispes
L’obiettivo nettamente primario dei bambini italiani è la famiglia. Lo afferma il 70% di loro.
Al secondo posto (21%) si colloca un lavoro che piace, scelta che sottolinea il desiderio da parte dei soggetti, di esprimere nella professione, che immaginano di svolgere in futuro, la propria personalità e le proprie inclinazioni. Minoritaria risulta la scelta degli amici (4,6%), considerati probabilmente importanti ma solo di rado prioritari. Sono decisamente pochi (2%) i bambini che mettono al primo posto fra gli obiettivi il denaro. I dati indicano dunque che i bambini attribuiscono maggiore importanza ai legami famigliari, rispetto all’occupazione, sia pur appagante, e ancor più rispetto agli aspetti materiali come i soldi. Per le femmine la percentuale di risposte che indicano la famiglia come l’obiettivo più importante per il futuro (71,6%) supera solo lievemente la percentuale riscontrata per i maschi (68,8%). Fra i maschi risulta, d’altra parte, leggermente più alta che fra le femmine la quota di chi sceglie i soldi (il 2,7% contro l’1,2%), ma la differenza è decisamente lieve.
NEL VISSUTO DEGLI ADOLESCENTI, INVECE LA FAMIGLIA ASSUME SIGNIFICATI DIVERSI. LA PIÙ ALTA PERCENTUALE DI INTERVISTATI HA INDICATO LA FAMIGLIA (46,6%), SEGUITA DA “UN LAVORO CHE MI PIACE” (35%). MOLTO MENO CITATI RISULTANO I SOLDI (7%) E GLI AMICI (6,7%). EMERGONO DUNQUE, NEGLI OBIETTIVI DEI RAGAZZI, DUE DIMENSIONI FONDAMENTALI: LA PRIMA, LEGATA ALLA SFERA AFFETTIVA IN GENERALE (VITA DI COPPIA, FIGLI, PARENTI), LA SECONDA LEGATA AD UN’OCCUPAZIONE APPAGANTE.
Fra le femmine è più alta che fra i maschi la percentuale di chi sottolinea la priorità della famiglia (49,9% contro 44%); fra i maschi, d’altra parte, è più frequente che fra le femmine la scelta dei soldi come primo obiettivo (9,9% contro 3,8%).
La variabile età si dimostra rilevante ai fini della scelta dell’obiettivo primario per il futuro.
I ragazzi più giovani (12-14 anni) individuano nella famiglia la loro meta fondamentale con maggior frequenza (52,1%) rispetto ai ragazzi più grandi (15-19 anni; 42,2%). I più giovani, quindi, appaiono maggiormente chiusi nei legami famigliari; crescendo, invece, i ragazzi sembrano prendere in maggiore considerazione l’importanza di altri aspetti, come il lavoro (33,4% fra i 12 ed i 14 anni e 36,5% fra i 15 ed i 19 anni) e le disponibilità economiche (il 4,6% dei ragazzi più piccoli contro il 9% dei ragazzi più grandi).
Queste sono alcune delle tante cifre contenute nei due Identikit del bambino e dell’adolescente, parte integrante del 4° Rapporto Nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, che si propone di rappresentare nelle intenzioni dell’Eurispes e di Telefono Azzurro una significativa operazione di analisi, in grado di realizzare, attraverso un’azione di monitoraggio territorialmente diffusa, una lettura interpretativa di una realtà dinamica e complessa, ma soprattutto in costante trasformazione, come quella dei bambini e degli adolescenti.
Nel 4° Rapporto, che viene presentato mercoledì 26 novembre 2003, nella Sala delle Conferenze di Palazzo Marini (Camera dei Deputati – Via del Pozzetto, 158), l’impianto della ricerca, oltre ai tradizionali luoghi di indagine (il disagio, l’abuso e lo sfruttamento sessuale sui minori, i diritti violati dei bambini, la devianza e la giustizia minorile), ha esplorato alcune rilevanti aree di analisi, come quelle della sicurezza e della salute dei ragazzi. La ricognizione ha individuato, in particolare, alcuni preoccupanti indicatori di rischio relativi alla sicurezza e ai pericoli quotidiani cui sono esposti i minori.
Grazie anche all’impegno delle scuole italiane l’Eurispes è riuscito a realizzare uno dei più vasti e approfonditi “identikit” del bambino e dell’adolescente, mai condotto prima d’ora in Italia.
L’indagine campionaria, ha infatti sondato un campione più che rappresentativo della popolazione scolastica italiana, per sesso, età, area geografica, tipologia di scuola e di istituto, classe frequentata.
Due sono stati i modelli di questionario utilizzati, destinati rispettivamente all’infanzia e all’adolescenza. Il questionario infanzia è servito a delineare i comportamenti e l’identikit del bambino, ed è stato somministrato a ragazzi di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, frequentanti la terza, quarta e quinta classe delle elementari e la prima classe della scuola media.
Il questionario adolescenza diretto alla costruzione dell’identikit dell’adolescente, è stato somministrato a ragazzi appartenenti alla fascia di età 12-19 anni, frequentanti la seconda e la terza media o una delle cinque classi degli istituti superiori. La rilevazione sul campo ha riguardato circa 84 scuole di ogni ordine e grado, mentre i questionari pervenuti e analizzati sono stati 5.076 per quanto riguarda l’infanzia e 5.710 per l’adolescenza.
La rilevazione è stata realizzata tramite la somministrazione di un questionario semistrutturato ad alternative fisse predeterminate, composto in prevalenza da domande a risposta chiusa o semichiusa (con possibilità per l’intervistato di aggiungere una propria risposta a quelle già previste). La modalità delle domande chiuse o ad alternativa fissa predeterminata ha consentito di ottenere, oltre ad un elevato tasso di risposta al questionario, una più efficace standardizzazione ed una maggiore facilità di codifica e di analisi delle risposte fornite dagli studenti.
Nella prima parte, l’indagine campionaria ha verificato la percezione dei bambini e degli adolescenti in ordine alle seguenti aree tematiche: obiettivi futuri e miti giovanili (star musicali, personaggi televisivi e divi del cinema preferiti, ecc.); rapporto con le vecchie e nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (modalità e tempi nell’uso di Internet, tempo trascorso davanti alla Tv, modalità d’uso del cellulare, ecc.); associazionismo e modalità prevalenti di partecipazione politica (tipologia di associazione frequentata, attività legate alla politica, ecc.); il multiculturalismo e il rapporto con le persone immigrate.
Le sezioni successive del questionario hanno esplorato i rapporti con i genitori e il grado di autonomia in ambito familiare (tempo trascorso con i genitori, ascolto ricevuto dagli adulti, ecc.), il rapporto con la fede e l’osservanza della pratica religiosa, gli stili di alimentazione prevalenti; il livello di conoscenza della Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo del 1989.
Per gli adolescenti è stata prevista anche una specifica sezione sulle principali tendenze e mode giovanili (piercing, tatuaggi, graffitismo, ecc.), e, infine, sui principali comportamenti a rischio (consumo di sostanze alcoliche o di droghe, abuso di alcol e uso di psicofarmaci, ecc.).
L’ABUSO, LO SFRUTTAMENTO E I DIRITTI VIOLATI. SONO SEMPRE PIÙ ALLARMANTI I DATI CHE RIGUARDANO LE VITTIME DI ABUSO SESSUALE. LE STATISTICHE DEL 2003 REGISTRANO INFATTI UN DATO PREOCCUPANTE: DOPO IL PICCO NELL’ANNO 2000 (700 VITTIME DI ABUSO) E UNA GENERALE DIMINUZIONE NEL 2001 E NEL 2002, IL DATO PARZIALE RELATIVO AI PRIMI SETTE MESI DEL 2003 FA REGISTRARE UN AUMENTO DEL +17,7% RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2002. QUESTA VARIABILITÀ RISCONTRATA NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI RISULTA TUTTORA DI DIFFICILE INTERPRETAZIONE.
Genitori, zii e conviventi: sono questi i responsabili maggiori degli abusi che avvengono fra le mura domestiche nell’80% circa dei casi. Nello specifico sono comunque i genitori i principali artefici degli abusi: essi rappresentano, nella casistica in esame, la categoria con percentuali più elevate raggiungendo il valore di picco nel 2001 (61,9%). Ma al secondo posto troviamo gli zii con percentuali che vanno dal 12,4% (anno 2001) al 17,4% (anno 2000) seguiti da un convivente del genitore con la percentuale più elevata nel 1999 (15,8%).
Mostra allarmanti curve di crescita anche il ripetersi di forme di sfruttamento e di abuso a danno di bambini e adolescenti (comprese quelle consumate in famiglia o a fini commerciali, la prostituzione minorile, la pedofilia, ecc.).
In tema di sfruttamento in Italia, i minori di 15 anni che lavorano corrispondono a 147.285, pari al 3,1% dei ragazzi di quella fascia d’età. I minori sfruttati costituiscono lo 0,66% della popolazione minorile totale, contro il 3,1% di bambini che lavorano, e in valori assoluti, sono pari a 31.500.
Il disagio, la devianza e la giustizia minorile. La rilevazione condotta prendendo in esame la diffusione di modelli e di comportamenti a rischio, ha registrato tra i giovani tra i 12 e i 19 anni un elevato consumo di alcolici (il 26,1% li consuma “spesso” e ben il 45,3% “occasionalmente) e superalcolici (con un uso frequente per il 12,7% e occasionale per il 30,5%).
Per quanto riguarda l’assunzione di droghe, si registra una discreta tendenza a consumare hashish e marijuana: usa spesso queste sostanze il 6,5% degli intervistati, più raramente l’11,3%.
Segue, con percentuali più contenute, il consumo di cocaina, molto frequente per l’1,8% dei giovani e occasionale per il 2,8%, mentre l’eroina registra un grado di penetrazione minore. Il consumo delle droghe di sintesi tende ad affermarsi prevalentemente in contesti specifici, spesso legati alla vita notturna: ketamine, crystal ed ecstasy vengono utilizzate “spesso” o “occasionalmente” da oltre il 4% del campione.
In ogni caso, una delle caratteristiche dei consumatori delle nuove droghe è la poliassunzione, ossia la tendenza ad assumere più sostanze in una stessa serata: negli ultimi anni, a quelle tradizionali si è aggiunta una grande varietà di nuove droghe ed è sempre più frequente il consumo legato al divertimento e al tempo libero.
Il fenomeno della devianza minorile, infine, non è facilmente quantificabile per via del cosiddetto numero oscuro, rappresentato da quella quota di reati non conosciuta alle autorità giudiziarie a causa delle mancate denunce. In riferimento alla nazionalità, il collocamento in comunità riguarda nel 57% circa dei casi gli italiani (752 su 1.326), nel 36% gli stranieri (478) e nel 7% i nomadi (96). Ad usufruire della misura del collocamento in comunità sono in prevalenza i maschi (92% circa dei casi).
La comunicazione e la cultura. Fra gli adolescenti è diffusa l’abitudine di avere il televisore in camera propria. Ne possiedono uno il 69,6% dei maschi e il 58,9% delle femmine. Analizzando il consumo televisivo in rapporto alle fasce orarie, è emerso che l’ascolto si concentra principalmente durante le ore serali, dalle 19 alle 23. Se parliamo poi di Internet, sempre secondo l’indagine Eurispes del 2003, condotta su un campione di 5.076 ragazzi fra gli 8 e gli 11 anni, il 50,9% dichiara di non collegarsi mai alla Rete, il che indica una diffusione non ancora capillare del mezzo nelle famiglie italiane, ma anche in molti casi, una preclusione all’utilizzo imposta dai genitori ai bambini. Il 43,7% degli intervistati si collega ad Internet qualche volta: si tratta probabilmente di chi non dispone della connessione in casa e la utilizza quando può, altrove; ma anche di bambini che ottengono solo in alcuni casi il permesso dei genitori per navigare. Solo il 3,9% dei soggetti si collega ogni giorno. La stessa indagine ha preso in considerazione anche un campione di 5.710 adolescenti tra i 12 e i 19 anni. La maggioranza degli adolescenti (61,8%) si collega ad Internet per cercare cose interessanti; molti (39,7%) dichiarano di usare Internet per studiare. Un numero consistente di ragazzi si collega per comunicare: usare la posta elettronica (35%) e chattare (26,4%). Sono ancora numerosi coloro che usano Internet per giocare (28,3%), ma meno che fra i bambini. Una minoranza infine afferma di navigare per mandare messaggi sui cellulari (15,2%) e per cercare cose proibite (15,3%).
LA SALUTE. QUESTA SEZIONE HA PORTATO IN SUPERFICIE RILEVANTI NUCLEI DI CRITICITÀ SUL PIANO DELLA SALUTE, COME LA REITERAZIONE DI MODELLI DI ALIMENTAZIONE ERRATI, TIPICI DELLE SOCIETÀ OPULENTE OCCIDENTALI: IN ITALIA RESTA QUASI INVARIATA LA PERCENTUALE (36%) DI RAGAZZI TRA I 6 ED I 17 ANNI IN SOVRAPPESO.
È opportuno registrare inoltre la crescita quasi costante dei sofferenti di disturbi allergici, passati dal 6% del 1993 all’8,2% del 2001, da collegarsi in primo luogo a fattori ambientali come la presenza di smog e traffico. In questo senso, l’inquinamento dell’aria può essere considerato tra i principali responsabili dell’incremento dei disturbi allergici nelle aree metropolitane del nostro Paese. Considerando il quadriennio 1997-2001, nei comuni centro delle aree di grande urbanizzazione – ovvero Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Catania e Cagliari – il fenomeno delle allergie si è intensificato in misura piuttosto rilevante (+2,1%). Nei comuni situati alla periferia delle metropoli, invece, l’incidenza dei disturbi allergici è aumentata, in 4 anni, dello 0,6%; tuttavia, in questi centri il fenomeno ha fatto registrare valori particolarmente elevati (9,1% nel 1997 e 9,7% nel 2001), superiori a quelli rilevati nei comuni centro delle aree di grande urbanizzazione.
Il Rapporto di quest’anno segnala, infine, la scarsa sicurezza e appropriatezza dei farmaci prescritti e somministrati ai bambini: molti nuovi farmaci in commercio non sono stati registrati per l’uso in età pediatrica.
LA SICUREZZA. COME COMMENTARE LE CONTINUE GIOVANI VITTIME DELLA STRADA? I DATI INDICANO CHE NELLA CLASSE DI ETÀ DAI 15 AI 24 ANNI SONO STATE 1.224 LE VITTIME, GUIDATORI E PASSEGGERI, CON UN’INCIDENZA PERCENTUALE SUL COMPLESSO DEL 18,5%. LE MISURE REPRESSIVE, DA SOLE, NON SONO IN GRADO DI CAMBIARE ABITUDINI CONSOLIDATE NEL TEMPO O PER LO MENO NON A LUNGO; È ALL’ORIGINE DEL PROCESSO, DOVE QUESTE SI FORMANO E SI ALIMENTANO, CHE SI PUÒ E SI DEVE INTERVENIRE CON MAGGIORE ENERGIA, COME DEL RESTO TENTA DI FARE DA ALCUNI ANNI LA POLIZIA STRADALE, MONITORANDO IL FENOMENO E FORMULANDO PROGETTI DI PREVENZIONE VOLTI A EDUCARE LE GENERAZIONI FUTURE ALLA SICUREZZA SULLE STRADE. GRAZIE ALL’IMPIEGO NELLA VIGILANZA STRADALE DI BEN 471.076 PATTUGLIE NEL 2002 SONO STATE ACCERTATE COMPLESSIVAMENTE BEN 2.269.936 INFRAZIONI.
Sul piano della sicurezza in ambito domestico, invece, dovrebbe far riflettere il dato sui 300 minori fino a 14 anni che sono rimasti vittime di traumatismi e avvelenamenti, ossia di avvelenamenti accidentali, cadute accidentali, ingestione con soffocamento. Il numero di bambini al di sotto dei sei anni che ha subito un incidente domestico di significativa rilevanza è pari al 22,2%, mentre il valore riscontrato nelle bambine della stessa età è di poco superiore alla metà: 13,6%.
Non meno allarmante è lo stato dell’edilizia scolastica pubblica, dove, per esempio, sul piano della prevenzione degli incendi la situazione appare peggiore di quanto si possa immaginare: la media nazionale delle scuole in possesso di certificazione idonea è inferiore al 27%; in valore assoluto si tratta di 11.070 scuole, su oltre 41.000 edifici scolastici statali. Per quanto riguarda gli accessi, in quasi 9 scuole su 10 l’atrio di ingresso non dispone di standard di sicurezza adeguati; nel 91% dei casi non è previsto un accesso facilitato per disabili; nel 70% non esistono gradini antiscivolo; nel 36% è stata installata la chiusura antipanico, che rimane aperta solo nel 13% dei casi anche durante le attività didattiche.
Roma, 26 novembre 2003
Cristina Setti
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