Politica

Sicurezza e giovani, per questo vado con Di Pietro

Elezioni 2008. Parla Jean-Leonard Touadì, candidato “sicuro” per l’Idv

di Daniela Verlicchi

Le ?quote straniere?, come d?altronde le ?quote rosa?, non piacciono a Jean-Leonard Touadì, giornalista congolese fino a qualche mese fa assessore ai Giovani e alla sicurezza a Roma e oggi numero 2 in lista alla Camera per l?Italia dei Valori in Lazio. Nel prossimo Parlamento rischia di essere quindi se non l?unico (solo sei suoi ?colleghi? sono stati candidati alle elezioni del 13 e 14 aprile), uno dei pochi rappresentanti degli immigrati ad occupare uno scranno. Ma non se ne preoccupa: «I tempi matureranno».

Vita: Dai Ds all?Idv: perché questa scelta?
Jean-Leonard Touadì: A dire il vero, a Roma sono stato eletto con la lista civica «Roma per Veltroni», non con i Democratici di sinistra. E sono ancora affascinato dal progetto e dalla persona per la quale sono sceso in campo. Non c?è nessuno strappo.

Vita: E allora, perché non candidarsi nelle fila del Pd?
Touadì: All?Idv mi lega l?attenzione a temi come la legalità, la trasparenza e i diritti dei consumatori di cui mi sono occupato quando ero assessore a Roma. Con Veltroni abbiamo pensato che la mia candidatura avrebbe dato corpo e sostanza all?alleanza tra i due partiti. I progetti politici camminano sulle gambe delle persone. In questa fase mi sento un modesto ponte tra il Pd e l?Idv.

Vita: Qual è il suo programma per il dopo elezione?
Touadì: Un giusto mix tra quello che ho iniziato a fare a Roma e l?attenzione per i temi della legalità dell?Idv. Continuerò ad occuparmi di giovani. Questa è una società bloccata per loro: vorrei cercare la chiave, far in modo che la famiglia smetta di essere l?unico ufficio di collocamento e l?ente assistenziale per eccellenza fino a 30/35 anni. Sono convinto, poi, che il Paese abbia bisogno di ritrovare il gusto della legalità e della trasparenza. È un tema che attraversa il Paese da Nord a Sud.

Vita: E per gli immigrati?
Touadì: Bisogna poter dire a chiare lettere che ci sono immigrati che delinquono, proprio per salvaguardare quelli che hanno accettato la fatica della convivenza con gli italiani attraverso il lavoro e il rispetto delle leggi. Da immigrato dico che il rispetto delle leggi paga in termini di integrazione.

Vita: Lavorare in un Parlamento monoetnico, come teme Fouad Allam, la spaventa?
Touadì: No, non proprio. Credo però che quella delle candidature sia stata un?occasione persa. Il problema, però, non appartiene solo al Parlamento: anche la stampa, la cultura, la scuola non riescono a fotografare i cambiamenti profondi della nostra società. Il rischio è che la par condicio, quella democratica, vada a farsi benedire: che si lascino ai margini intere fette di popolazione, nelle rappresentazioni simboliche e politiche. Il processo vero della piena integrazione è lento, lunghissimo, ma irreversibile. Sarà ancora più evidente con l?arrivo massiccio delle seconde generazioni. La rappresentanza sarà uno dei loro cavalli di battaglia.
Vita: Come potrà avvenire tutto questo se solo due o tre di voi siederanno a Montecitorio?
Touadì: I diritti non sono mai stati conquistati per gentile concessione della maggioranza ad una minoranza. Noi immigrati riusciremo a contare di più quando diventeremo ?classe media?, in grado di esprimere una nostra visione sulla società. Finché il 70% degli immigrati sarà sui marciapiedi dell?esclusione sociale, la prima preoccupazione sarà la sopravvivenza quotidiana.

Rapporto CNEL

La migliore integrazione? In casa dei leghisti
È il Trentino Alto Adige la regione italiana con il più alto indice di integrazione, seguita a poca distanza da Veneto e Lombardia. Tre regioni a forte presenza leghista, quindi, sono i luoghi più vivibili per uno straniero secondo il V Rapporto Cnel – Consiglio nazionale economia e lavoro, relativo all?anno 2004 e basato su rilevazioni di vari ministeri, Inail e Caritas/Migrantes. Seguono Emilia Romagna e le Marche. Solo a metà classifica regioni ?aperte? come l?Umbria e la Toscana. In coda, infine, Puglia, Campania e Sicilia. Il dato totale è comunque in calo rispetto all?anno precedente, anche se continua a registrare una forte differenza tra Nord e Centro da una parte (1.500 e 1.200 punti), Sud e Isole dall?altra, dove l?indice di integrazione è minore di due terzi (530 per entrambi). Ma come si calcola tale indice? Il punteggio finale si ottiene con l?incrocio di tre indicatori di analisi della popolazione straniera in Italia: polarizzazione (presenza, incidenza, incremento, permanenza), stabilità sociale (soggiorno, devianza, ricongiungimenti, natalità) e inserimento lavorativo (occupazione, fabbisogno, retribuzione, imprenditorialità).

www.cnel.it


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