Non profit

Cesvi contro l’AIDS in Sudafrica

A un anno di distanza dall'inizio del progetto "Fermiamo l'AIDS sul nascere", ecco la nuova sfida che il Cesvi intende affrontare in Africa

di CESVI

È passato poco più di un anno da quando il Cesvi ha inaugurato il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere” in Zimbabwe, cominciando a lavorare nell’ospedale di Saint Albert, nel distretto di Centenary, sotto la guida della dottoressa Claudia Gandolfi. In un anno di attività, l’organizzazione ha raggiunto risultati importanti. Il 9 maggio scorso abbiamo gioito per il compleanno di Takunda, il primo bambino da noi curato e assistito, figlio di mamma sieropositiva. E soprattutto abbiamo festeggiato una grande traguardo: Takunda è sano, non ha contratto il virus dell’AIDS dalla sua mamma. Lo ha rivelato il test HIV cui il bambino è stato sottoposto alla fine di aprile, alla vigilia del primo compleanno. Ma gli impegni del Cesvi non finiscono qui. Anzi, si sono raddoppiati. Cesvi ha esteso a livello nazionale il progetto in Zimbabwe, in altri sette ospedali sparsi in tutto il Paese. E in Sudafrica, nelle periferie poverissime di Western Cape Town, provincia in cui il governo ha autorizzato l’uso della nevirapina, sta decollando l’attività di sensibilizzazione e prevenzione. Il Sudafrica ha un triste primato: il più elevato numero di morti per AIDS: basti considerare che ogni giorno muoiono 2.000 persone, di cui oltre 200 bambini. Su 45 milioni di abitanti, i sieropositivi sono 5 milioni, in prevalenza donne. E data la facilità di trasmissione del virus HIV dalla madre al figlio, ogni anno nascono 75.000 bambini sieropositivi, le cui prospettive di vita sono veramente ridotte. Il 2 Maggio scorso Cesvi ha cominciato a lavorare a Philippi, una baraccopoli alla periferia di Cape Town, che conta quasi 400.000 abitanti. Mediamente 8-10 persone vivono in una sola stanza fatta di latta e cartone, in condizioni di estrema povertà. Per poter entrare in modo efficace in questa realtà, Cesvi ha deciso di lavorare insieme a un’organizzazione sudafricana, la Federazione Sudafricana dei Senza-tetto (Homeless Federation), da anni impegnata sul territorio per cercare di aiutare chi non ha una casa. I nostri collaboratori locali hanno chiamato il progetto “Sizakuyenza”, che nelle lingue locali zulu e xhosa significa “Noi lo faremo in ogni caso”. Questo nome indica la determinazione con la quale Cesvi intende affrontare questo nuovo impegno contro l’AIDS in Africa. L’intervento prevede la formazione degli assistenti sociali che dovranno prendersi cura di molte famiglie, individuare i malati da sostenere, promuovere l’uso dei farmaci (la Nevirapina) tra le donne gravide e seguirle prima e dopo il parto, per salvare i loro bambini. Lo staff Cesvi ha già messo a loro disposizione un medico e un’infermiera che coordineranno le attività sanitarie e, se necessario, indirizzeranno le future mamme ai vari ospedali della città. Il programma del primo anno prevede la formazione di 75 assistenti sociali, che dovranno seguire 4.000 famiglie, pari a 20.000 persone, ma Cesvi prevede già di raddoppiare gli operatori nel 2003, per poter estendere alle altre baraccopoli di Cape Town il nostro progetto. Con 9 euro possiamo sottoporre al test HIV una mamma prima del parto e suo figlio al 18° mese di vita. Con 23 euro garantiamo un giorno di presenza di un’infermiera specializzata nella baraccopoli di Philippi e con 80 euro assicuriamo due giorni di presenza di un medico. Con 125 euro offriamo ad un assistente sociale un corso di 10 giorni sulla prevenzione e la cura dell’AIDS. Per contribuire alla campagna sono attivi il numero 848.867.867, il conto corrente postale 324244 intestato a Cesvi e il numero Omnitel Vodafone 4333253, che permette di donare 1 euro con un sms.


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