Sostenibilità

Il business autostrade

Il caso.

di Redazione

Chissà invece come finirà con le concessioni autostradali? A fronte di annose inadempienze sugli investimenti e di continui aumenti dei pedaggi, con una norma contenuta nel decreto collegato alla legge Finanziaria 2007, il ministro delle Infrastrutture si era subito posto il problema indicando il percorso per una Convenzione unica che consentisse di mettere ordine nel settore. Grazie al nuovo meccanismo l?ente concedente, l?Anas e lo stesso governo avrebbero potuto mettere i piedi nel piatto concedendo ritocchi delle tariffe solo in presenza di piani economico-finanziari credibili, che includano le spese accessorie, e di dati di stime di traffico veritiere.Dopo l?iniziale entusiasmo sono seguite due delibere Cipe, nel gennaio e nel giugno 2007, che hanno annacquato il contenuto degli elementi portanti della convenzione per l?opposizione di Aiscat, l?associazione dei concessionari autostradali e di Autostrade per l?Italia (Aspi), società che detiene il quasi monopolio del settore, che, dopo una trattativa durata dal gennaio al novembre 2007, ha presentato una propria controproposta che semplicemente ignora le nuove regole.Addirittura Aspi non vuole alcuna verifica periodica degli impegni assunti con Anas e il suo atteggiamento dilatorio ed elusivo ha portato ad un nulla di fatto. Come sottolineato dal WWF Italia, probabilmente ha sempre avuto ragione la Corte dei Conti, la quale, con un comunicato stampa diffuso nel luglio 2007 che riassume i contenuti della delibera n. 56/2007, rileva quanto segue: «Il rapporto concessorio presenta gravi manchevolezze relativamente alle garanzie poste a tutela degli interessi Anas, dell?utenza autostradale e pubblici in generale». Ciò, secondo la Corte, «ha consentito alle concessionarie di lucrare la differenza tra i prelievi da pedaggio e i nuovi investimenti effettuati».


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