Mentre i ragli degli studenti somari salgono fino alle prime pagine dei giornali, gli investimenti del Belpaese per l?istruzione s?inabissano nelle statistiche dell?Istat. A richiamarle alla luce, ci pensa il periodico Tuttoscuola sottolineando come negli ultimi anni l?incidenza della spesa per l?istruzione sia andata costantemente diminuendo. Se nel 2005 rappresentava il 9,5% del totale della spesa pubblica, nel 2006 è scesa all?8,8%. E ha allontanato l?Italia dalla media dei Paesi Ocse (che spendono per questa voce il 6,1% del Pil, rispetto al nostro 4,5).Sui 745,5 miliardi a disposizione, nel 2006, della Pubblica amministrazione, 65,7 miliardi sono andati all?istruzione. Non molto, visto che il 96% delle risorse se n?è andato per pagare gli stipendi al personale (oltre 1 milione di lavoratori). Senza contare che la somma a disposizione di questo ministero è in pratica rimasta invariata mentre, fra 2005 e 2006, complessivamente la spesa statale è salita del 7,9%. L?istruzione è uno dei settori che ha pagato di più in questi anni il risanamento dei conti pubblici. Si dovrebbe invertire questa tendenza al ribasso, riportando gradualmente l?incidenza di questa voce al 10,3% del 1990. Il che significherebbe, in un quinquennio, una disponibilità maggiore quantificabile in 40 miliardi. Somma cui potrebbero aggiungersi i risparmi previsti per la contrazione degli organici (le ultime Finanziarie hanno stimato un contenimento dei costi che dovrebbe andare dallo 0,897 miliardi del 2009 all?1,432 miliardi del 2011).
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.