Formazione

Elezioni: Acli, ci vorrebbe un Attali

Ad un mese dal 13 aprile, un documento per "orientare" il voto «verso il bene comune»

di Redazione

Le Associazioni cristiane dei lavoratori chiedono ai partiti l’impegno per una «Convenzione costituente» subito dopo il voto. Con dentro politici, tecnici e Terzo Settore.

LAVORO: Modificare la contrattazione collettiva per conciliare tempi di vita ed esigenze di produttività. Sì al compenso minimo legale. Welfare: la formazione permanente come protezione sociale.

FAMIGLIA: Risarcire le famiglie che non trovano posto all’asilo. Mezzogiorno: un alleanza per lo sviluppo modello Locri. Immigrazione: superare la bossi-Fini. Europa: impegno di pace e legge sulla cooperazione

Roma, 13 marzo 2008 – Una Convenzione costituente per riformare il Paese subito dopo il voto, «indipendentemente dall’esito finale». Una commissione Attali all’italiana, più allargata, che coinvolga non solo le forze politiche ma anche quelle sociali – le organizzazioni di categoria e il Terzo Settore – coniugando competenza e rappresentanza. Ad un mese esatto dall’appuntamento elettorale del 13 e 14 aprile, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani avanzano la loro proposta chiedendo un impegno preciso ai leader dei partiti e delle coalizioni candidati alla guida del Paese.

«L’Italia ha bisogno di coesione e di speranza – afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero – Non vuole una scelta di parte ma una scelta per il bene comune. La politica da sola non ce la fa. Per questo è necessario mettere insieme le forze, le competenze e le energie migliori del Paese, un po’ come è stato fatto per l’accordo di luglio sul welfare, per affrontare le questioni più urgenti: l’ordinamento dello stato, la suddivisione dei poteri, la sussidiarietà e il federalismo, il ripensamento della pubblica amministrazione. Un’Attali all’italiana che proponga un pacchetto di riforme per modernizzare l’Italia e renderla più efficiente. Naturalmente il governo – qualunque sia – valuterà e deciderà nella sua autonomia»

La presidenza nazionale delle Acli ha predisposto un documento che indica priorità e proposte per «sostenere la speranza» del Paese. «Non diamo indicazioni di voto, come è nostro costume, ma invitiamo tutti ad andare a votare – afferma Olivero – nonostante una legge elettorale indecente, che offende la democrazia impedendo di fatto ai cittadini di scegliere i propri parlamentari».

Le priorità delle Acli. Si parte dal lavoro e dal tema della sicurezza. Le Acli chiedono che si concluda rapidamente l’iter della legge 123/2007 con l’approvazione definitiva della delega emanata dal Governo nei giorni scorsi e si dicono favorevoli all’utilizzo, per la piena applicazione delle norme, del cosiddetto “tesoretto Inail”, l’avanzo patrimoniale cumulato dall’Istituto alla fine del 2007. In tema di salari, produttività e organizzazione del lavoro le Acli ritengono utile «una modifica delle modalità di contrattazione collettiva che renda possibile l’applicazione del principio di sussidiarietà, senza togliere la centralità del contratto nazionale», introducendo «una dimensione di contrattazione aziendale» per «sfruttare nuove opportunità di organizzazione del lavoro più efficienti, che possano incentivare la produttività, valorizzare i talenti, conciliare i tempi di vita».

Per il welfare, l’associazione dei lavoratori cristiani chiede di proseguire sulla strada dell’accordo di luglio tra le parti sociali portando avanti la «riforma organica degli ammortizzatori sociali», contrastando lavoro sommerso e lavoro precario. «La proposta del Partito democratico del compenso minimo legale va nella giusta direzione – afferma il presidente delle Acli, che nel proprio documento ripropongono il «reddito minimo di garanzia» e il «conto individuale di sicurezza sociale» per la continuità dei contributi pensionistici dei lavoratori intermittenti. «Ma la prima forma di protezione sociale – aggiunge Olivero – è il longlife learnig, la formazione permanente dei lavoratori, garanzia di occupazione e competitività. Motivo per cui le Acli si sono fatte da tempo paladine del diritto al sapere come nuovo diritto civico e di libertà».

Ma il tema centrale del documento è la famiglia, da sostenere e promuovere riconoscendola come «soggetto sociale autonomo», a partire dal sistema fiscale. Le Acli preferiscono il sistema delle deduzioni a quello delle detrazioni. «Abbiamo senz’altro apprezzato – afferma Olivero – la scelta del PDL di inserire nel proprio programma elettorale la nostra proposta storica del quoziente familiare, mostrando evidentemente di aver cambiato idea rispetto alle scelte fiscali per la famiglia operate nella esperienza di governo passata». Strategico lo sviluppo dei servizi sociali, a partire dagli asili nido. «Il PD propone nel suo programma l’asilo per tutti e sempre aperto – osserva il presidente delle Acli – Benissimo, e allora perché non fare come il governo tedesco che ha decretato come “diritto” il posto all’asilo per i bambini garantendo in caso contrario un risarcimento alle famiglie. Chi ha il coraggio di fare sua questa proposta?»

La questione del Mezzogiorno. Il presidente delle Acli richiama la recente marcia dei giovani di Locri per costruire un’ “alleanza per la Calabria” e propone «un’alleanza per lo sviluppo del Mezzogiorno, all’insegna della legalità e della fiducia nei talenti della società civile». «E’ necessario «un programma di valide ed essenziali infrastrutture», ma «la più grande, necessaria e importante opera pubblica per il Sud – dice – è la costruzione, il sostegno e lo sviluppo della società civile, il “fare società”».

Superare la Bossi-Fini è invece la priorità delle Acli sul terreno dell’immigrazione, facilitando la permanenza degli immigrati regolari in Italia e i ricongiungimenti familiari, adeguando gli ingressi alle reali esigenze delle aziende e delle famiglie, portando a compimento la nuova legge sulla cittadinanza che riconosca, tra le altre cose, lo jus soli ai bambini che nascono in Italia e il diritto di voto amministrativo agli immigrati stabilmente residenti.

Infine l’Europa e l’impegno internazionale, «incredibilmente assente da alcuni programmi elettorali» commenta Olivero. Le Acli chiedono al futuro governo l’impegno per sostenere il ruolo di mediatore di pace dell’Unione europea e promuovere contemporaneamente la cooperazione, portando a compimento una nuova legge «che valorizzi non solo la diplomazia dei governi e degli Stati, ma rafforzi le reti di solidarietà e le relazioni di partenariato tra le Ong e i soggetti della società civile».


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