Welfare

Salute in carcere, si cambia

Dentrofuori a cura di Ornella Favero.

di Ornella Favero

La tutela della salute dei detenuti è affidata, da marzo, al Sistema sanitario nazionale. È un cambiamento storico che avvicina le carceri alla società e i malati detenuti a tutti gli altri malati, con gli stessi diritti da rispettare, primo fra tutti quello ad essere curati. La testimonianza di Prince O., un detenuto nigeriano, è significativa: «Il mio compagno di cella è arrivato in questo carcere che stava male, ma la diagnosi non era chiara. Io l?ho assistito fino a quando le sue condizioni si sono pesantemente aggravate ed è stato ricoverato in ospedale. Da quel momento sono stato portato in infermeria e tutti hanno cominciato a tenersi alla larga da me, finché, dopo varie richieste agli agenti di farmi parlare con i medici, il dirigente sanitario è venuto a spiegarmi il motivo per il quale ero stato confinato lì. Si trattava di una misura preventiva perché al ragazzo che era in cella con me era stata riscontrata la tubercolosi. Ho chiesto subito quanto i miei cari fossero esposti a un rischio di contagio. Era ovvio che mi preoccupassi tanto: a colloquio i miei bambini mi abbracciano, mi baciano, mi saltano addosso amorevolmente. Il dirigente sanitario mi ha assicurato che mi avrebbe fatto sapere ?al più presto?. In realtà ho avuto una risposta dopo 15 giorni di angoscia e abbandono. Dopo questa esperienza quello che rivendico è il diritto ad essere trattato in modo più umano, ad essere informato se sto male».

Qui Parigi
Finire in centri di detenzione ?socio – medico – giudiziari? dai quali potrebbe non uscire mai: è la sorte che toccherà, probabilmente, in Francia a chi è stato in galera per gravissimi reati. Scontata la pena, la persona che esce dal carcere verrebbe rinchiusa in questi centri per un anno, ma questa nuova condanna ?preventiva? potrebbe essere rinnovata per un numero indefinito di volte. La nuova legge, votata di recente dal Parlamento francese e che Sarkozy si appresta a firmare, ha qualche somiglianza con una misura che esiste già nel nostro Paese: si chiama ?casa di lavoro?. Ovvero dopo la pena, se considerato ?soggetto pericoloso? per l?ex detenuto c?è un?altra misura restrittiva.


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