Non profit
Sì all’uso della forza ma sotto l’egida dell’Onu
In un documento la Direzione nazionale delle Acli ribadisce la solidarietà al popolo americano e annuncia la convinta partecipazione delle Acli alla marcia per la pace Perugia-Assisi
di Acli
Le Acli ribadiscono la loro solidarietà con il popolo americano e la condanna totale del terrorismo in tutte le sue forme.
La reazione degli Stati Uniti contro il terrorismo non può restare isolata, essa deve trovare una larga alleanza ed evitare in ogni modo il coinvolgimento delle popolazioni civili.
L’ONU resta la sede formalmente più idonea per guidare la lotta contro un nemico che minaccia la sicurezza globale dell’umanità e il suo destino. In armonia con le Nazioni Unite spetta all’Unione Europea esercitare un ruolo inedito di protagonista in questa crisi che presenta derive da evitare, come quella di uno scontro di civiltà, e obbliga a ricercare un collegamento necessario della “lotta al terrorismo” con “la lotta alla povertà” per un mondo più giusto e solidale.
Le Acli mettono in guardia da semplificazioni e generalizzazioni, che sarebbero gravide di conseguenze funeste, a livello durevole e globale. In primo luogo, la denuncia e il contrasto del fondamentalismo violento, presente tra alcune popolazioni islamiche, non può condurre ad ingiuste identificazioni o confusioni tra “ideologia della violenza e della guerra” e religione musulmana.
Il nemico da combattere non è l’Islam, ma il terrorismo che usa e strumentalizza con perversa lucidità politica il fanatismo islamico e le condizioni di povertà e di disperazione di tanta gente senza prospettive di futuro. Se non riusciremo a smascherare il terrorismo, le sue reti, i burattinai che ne tirano le fila e ne traggono profitto, le inconfessabili connivenze e complicità, una rappresaglia militare, per quanto potente e devastante, rischierebbe soltanto di essere controproducente.
Per le Acli il dialogo con i musulmani rimane una strada da percorrere ed è necessario incoraggiarla anche per affrontare le molte questioni sollevate dalla presenza dei fondamentalismi religiosi.
Per i cristiani, la scelta della nonviolenza e della cooperazione, via maestra per la pace, resta allora una prospettiva obbligata per garantire la sicurezza comune.
La nostra convinta partecipazione e l’invito ad aderire alla marcia per la pace Perugia-Assisi, domenica 14 ottobre, diventa così espressione di un instancabile impegno teso a promuovere la globalizzazione dei diritti, della democrazia e della solidarietà.
Lotta senza frontiere al terrorismo, rimozione delle cause della povertà e appello alle religioni come luoghi della speranza e del dialogo vanno di pari passo. Ad Assisi – luogo simbolo per i credenti di una cultura di pace e dell’incontro tra religioni diverse – dobbiamo avere il coraggio di dire un no impegnativo al terrorismo che sempre colpisce gente inerme e ugualmente rappresentare il desiderio, il sogno, e il progetto che un mondo diverso è possibile. Guai a rifugiarsi in un pacifismo inetto o peggio ancora equivoco. E’ tempo di chiarezza e di responsabilità, di mitezza e di fermezza.
Auspichiamo che l’Italia, nell’ambito dell’Unione Europea e dell’Alleanza atlantica, sappia svolgere un’azione trainante di pacificazione attiva, facendo la sua parte contro il terrorismo, contribuendo a risolvere il conflitto mediorientale e tenendo congiunti gli obiettivi della sicurezza comune, della democrazia e della pace.
E che tutto questo avvenga con una convergenza dell’intero Paese, di tutte le istituzioni, in primo luogo del Parlamento, superando anche i tradizionali schieramenti politici.
Facciamo infine appello a tutto il mondo associativo impegnato nel campo educativo e sociale e alle famiglie perché non si ritirino su posizioni di fatalismo rinunciatario ma aiutino i bambini, i ragazzi e i giovani ad interiorizzare, pur in un momento così drammatico, i valori della fraternità e della giustizia come fondamento di una cultura della vita e della pace.
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