Famiglia

Prima infanzia, la Regione scommette sull’innovazione

Umbria. Approvato il piano triennale dei servizi socio-educativi (di Francesco Dente).

di Redazione

L’Umbria compie un nuovo passo verso la costruzione del sistema integrato dei servizi socio-educativi per la prima infanzia. Dopo l?approvazione della legge regionale 30/2005, che ha ridisegnato l?architettura della rete di offerta pubblica e privata, e il via libera, nel 2006, al regolamento sul funzionamento delle strutture, la Giunta regionale ha licenziato il Piano triennale attuativo.Lo strumento di programmazione, ora al vaglio del Consiglio, mira da un lato a favorire l?educazione dei più piccoli, dall?altro a promuovere il ruolo educativo delle famiglie e a sostenere, nel rispetto del principio di libera scelta, la conciliazione tra esigenze familiari e lavorative. Punta, soprattutto, a raggiungere l?obiettivo fissato a Lisbona per il 2010: la creazione di strutture di accoglienza per almeno il 33% dei minori di tre anni. «Con il Piano triennale intendiamo sostenere l?ampliamento dei servizi socio-educativi per la prima infanzia e consolidare i servizi e le esperienze maturate nel tempo», dichiara Maria Prodi, assessore all?Istruzione. Per far questo la Regione utilizzerà anche i 3,6 milioni di euro messi a disposizione dal Piano nidi nazionale introdotto dalla legge Finanziaria per il 2007. L?Umbria,in particolare, promuoverà la sperimentazione di nuovi servizi per far fronte ai bisogni delle famiglie. Dunque, non solo i nidi o i servizi integrativi come gli spazi aperti e i centri sia per bambini che per bambini e famiglie (previsti dalla legge 285/97). «I bisogni familiari», osserva l?assessore, «sono mutati e spesso i servizi tradizionali non riescono a rispondere in maniera efficace alle nuove esigenze. La legge 30 indica la strada: i servizi innovativi. Per non bloccare, tuttavia, con esempi dettati dalla Regione la creatività del territorio, abbiamo individuato solo alcune garanzie come, per esempio, l?adeguatezza delle figure professionali».Il Piano indica anche alcune esperienze mutuate da altre Regioni: l?educatrice familiare, le famiglie amiche, le assistenti domiciliari all?infanzia, il nido in famiglia. Uno scenario che desta qualche preoccupazione fra gli esponenti del terzo settore. «Dopo molto tempo, la Regione Umbria si ripropone con un ruolo di protagonismo nella programmazione delle politiche per la prima infanzia. Vi sono però alcuni aspetti che necessitano di una migliore definizione e di un governo appropriato. Aspetti che non trovano, ad oggi, certezze né nella nuova normativa regionale né nel Piano stesso», osserva Vladimiro Zaffini, responsabile di Legacoopsociali. Il Piano pone una grande enfasi sul tema dell?innovazione ma – questo sembra il timore del privato sociale – rischia di dimenticare quanto di buono è gia stato fatto. «La realtà dei servizi per la prima infanzia in Umbria viene da lontano quindi, pur riconoscendo la necessità di dover innovare, riteniamo che sia altrettanto indispensabile valorizzare le esperienze in atto diffondendo realtà come quelle degli asili nido, presenti solo nei comuni medio-grandi, anche nei numerosi piccoli comuni». Altri obiettivi primari del programma sono: il sostegno alle figure di coordinamento pedagogico, la formazione permanente e l?avvio di un percorso graduale di accreditamento.

Francesco Dente


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