Cultura

Rifugiati: respinti a Malpensa rischiano la morte

Una famiglia siriana, dopo cinque giorni, rispedita a Damasco. Il capo famiglia è però un oppositore politico e tutti rischiano il carcere. La denuncia del Cir

di Giampaolo Cerri

Rispediti indietro a Malpensa, rischiano la tortura. La denuncia arriva dal Comitato italiano Rifugiati-Cir e riguarda un intero nucleo familiare, quello di Muhammad Sa’id al-Sakhri, composto da marito, moglie e quattro figli minori, che, dopo essere stati trattenuti cinque giorni nell’aeroporto di Malpensa, sono stati rimpatriati il 28 novembre in Siria, dove, per motivi politici, rischiano forse anche la morte. Il siriano è infatti accusato di appartenere alla Fratallanza musulmana. Altri membri della famiglia, rifugiati in Gran Bretagna, infatti; non hanno piu’ avuto alcun contatto con loro dopo il rimpatrio. Si teme che siano trattenuti in uno dei centri di interrogazione dell’intelligence siriana a Damasco, dove la tortura e’ normalmente praticata. Gli operatori dello sportello CIR/Caritas presenti nella zona di transito dell’aeroporto, con la funzione di prestare assistenza legale e sociale a chi fugge da gravi persecuzioni nel proprio Paese in collaborazione con la Polizia di Frontiera, non sono stati in alcun modo informati della presenza di questa famiglia. Secondo le autorita’ di frontiera, gli interessati non avrebbero in alcun momento, nei loro cinque giorni di sosta all’aeroporto, richiesto protezione allo Stato italiano con una domanda di asilo. Nell’immediato, l’azione del CIR ha lo scopo di sollecitare il Ministero degli Affari Esteri a dare precise istruzioni all’Ambasciata italiana a Damasco per una urgente verifica dell’attuale situazione della famiglia.


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