Non profit

Banche. Il colosso svizzero messo sotto scacco da Ethos. Ubs, la fondazione lancia la sfida

In assemblea l’ente, che è azionista di minoranza, ha lanciato il suo j’accuse contro la politica spregiudicata dei vertici. Al voto ha raccolto il 45% dei consensi.

di Christian Benna

Scoppia a Zurigo la rivoluzione rude della finanza etica. Lì, nel santuario un tempo calmo della Borsa svizzera, dove ora si sta consumando il crollo di Ubs, settima banca al mondo per capitalizzazione, partono alla carica i nuovi alfieri dell?investimento responsabile. Mentre il titolo dell?istituto elvetico scivola in abissi mai conosciuti prima e la crisi subprime porta svalutazioni fino a 15,5 miliardi di dollari, scatenando l?appetito dei fondi sovrani del Medio Oriente e di Singapore, i riflettori si accendono su Fondazione Ethos. Un azionista di minoranza anomalo, che raggruppa e rappresenta 79 investitori istituzionali, perlopiù fondi pensione (2,5 miliardi di dollari di attivo) che hanno scelto di orientare i propri criteri di sviluppo secondo i principi della finanza sostenibile. Accordi in essere con Pictect sui titoli ?verdi?, adesione ai principi del Carbon free e strategie ben radicate nella Csr delle aziende in portafoglio. Lo strappo alle buon maniere è arrivato nel corso dell?assemblea generale di Ubs. Dominique Biedermann, direttore della Fondazione Ethos, ha lanciato la sfida ai vertici del colosso del credito svizzero, esercitando i suoi diritti di voto e richiedendo una verifica speciale. Il motivo? Il management avrebbe gestito la banca in modo spregiudicato: shopping a volontà di derivati ad alto rischio, mutui subprime impacchettati sotto le più svariate sigle. Il tutto ingannando clienti e azionisti inconsapevoli. La mozione di Biedermann è stata bocciata con il 55% dei voti. Ma quel 45% di azionisti che, nel corso di 4 ore e mezza di dibattito infuocato, gli hanno dato ragione ha spinto la fondazione ad andare avanti e a chiedere l?intervento di un giudice esterno per verificare le responsabilità del tracollo da parte dei vertici di Ubs. Lo schiaffo in salsa svizzera al management Ubs si chiama azionariato attivo; confronti a muso duro che fanno di tanto in tanto gli activist, i fondi speculativi senza troppi peli sulla lingua, in grado di mettere sotto torchio i piani alti dell?ex Abn Amro, Generali, GM. Ma di activist così determinati, sul versante etico non se n?erano mai visti. In Italia c?è Etica sgr, che interviene nelle assemblee delle società di cui è azionista, per pungolare su temi sociali, ambientali, diritti del lavoro. Spiega Mario Meggiolaro di Etica sgr: «La potenza di fuoco di Ethos non è certo paragonabile alla nostra. Ma il loro esempio può essere un modello per tutti coloro che si occupano di finanza etica. E dimostra che investitori istituzionali, come i fondi pensione, possono in futuro cambiare il volto del capitalismo». Fondazione Ethos ha perso una battaglia ma non la guerra. Dopo aver racimolato consensi, malgrado il prevalere dei no, la banca ha dovuto chinare il capo di fronte a possibili svalutazioni per più di 15 miliardi. Il rischio black out si fa sempre più concreto. Nella Penisola, a difendere i piccoli azionisti, ci sono le associazioni di consumatori, avvocati, ora armati di class action. Mancano però i filtri nelle assemblee. Secondo Davide Dal Maso, di Avanzi Research, Ethos è un caso unico in Europa, difficilmente replicabile soprattutto in Italia dove la riforma previdenziale è partita con anni di ritardo. «Ethos resta un fenomeno a cui ispirarsi, soprattutto per il grado di partecipazione e coinvolgimento nella vita delle aziende. Nelle nostre società quotate, nessun piccolo azionista mette mai il naso negli affari interni. È una rinuncia a diritti di democrazia societaria».

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