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Brasile: Lula a Washington per rassicurare Bush

Egli intende promuovere le esportazioni brasiliane e mantenere buoni rapporti con gli investitori stranieri e le organizzazioni finanziarie internazionali.

di Redazione

Incassate nei giorni scorsi le lodi del Fondo monetario internazionale, Inacio Lula da Silva incontra oggi a Washington il Presidente Bush. Primo obiettivo del leader brasiliano, che entrera’ in carica come capo dello stato il primo gennaio prossimo, e’ quello di rassicurare gli Usa. Nonostante il suo passato di estrema sinistra, il capo del Partito dei lavoratori eletto presidente nello scorso ottobre dopo tre tentativi falliti, e’ deciso ad accreditare una nuova immagine di statista moderato. Egli intende promuovere le esportazioni brasiliane e mantenere buoni rapporti con gli investitori stranieri e le organizzazioni finanziarie internazionali. Sullo sfondo della grave crisi – disoccupazione di massa, ritorno di fiamma dell’inflazione, un debito di 260 miliardi di dollari – Lula vuole spiegare a Bush che l’approccio ”piu’ sociale” e la lotta alla poverta’ da lui promesse agli elettori non sono destinate a sconvolgere le fondamentali scelte a favore della stabilita’ e della crescita. Gli osservatori americani prevedono quindi che i colloqui di Washington si svolgano all’insegna della cordialita’ e dell’apertura reciproca, in conformita’ con gli interessi di entrambi i paesi. Ma le divergenze non scompariranno per questo: soprattutto in materia di libero scambio, data la ribadita opposizione di Lula e del suo partito alla creazione di un’ampia zona commerciale integrata nelle Americhe nel 2005, promossa dagli Usa. Ma e’ sul piano strettamente politico che il potenziale dei contrasti e’ piu’ vistoso: Lula si e’ distinto in passato per il suo terzomondismo militante, la solidarieta’ con Cuba e la guerriglia comunista della Colombia. Nonche’ la disponibilita’ verso i progetti di penetrazione poltico-economica di Pechino nel subcontinente. E’ probabile dunque, che sia pure nella forma di un ”dialogo costruttivo” con Washington, Lula si presenti in futuro come il principale interprete della protesta e del dissenso di una sinistra latino-americana che sta risolutamente tornando all’offensiva. In particolare, c’e’ chi prevede, da parte del Brasile, una politica di ”doppio binario”: cooperazione con gli Usa e la comunita’ internazionale nel campo degli investimenti e dell’interscambio, affiancata da una continuita’ retorica di ostentati rapporti con Cuba e la Cina, viste come storiche alleate ”anti-imperialiste”, ma anche come contrappeso all’egemonia statunitense. Il Partito dei lavoratori brasiliano – si rileva con preoccupazione a Washington – e’ stato a lungo in prima linea nel sostegno ai ”no global”, nella condanna degli ”attacchi anglo-americani” in Afghanistan ed in Iraq, nella sintonia politica con la Libia, l’Iran e la Corea del nord. Le analisi piu’ pessimistiche negli Usa ravvisano gia’ il varo di un ”triangolo” filo-castrista, costituito dal presidente venezuelano Hugo Chavez e dai leader neo-eletti di Brasile ed Ecuador, Lula e Lucio Gutierrez. Mentre il dibattito sulla possibilita’ di ”imbrigliare” il ‘nuovo Brasile’ e’ aperto, si guarda con attenzione alla nuova spallata dell’opposizione venezuelana contro il ”caudillo rosso” di Caracas e gli strateghi del Dipartimento di Stato e dei ”think thanks” competenti favoriscono l’aggregazione di un ”asse andino” volto a difendere la stabilita’ nel subcontinente: esso e’ costituito dalla Colombia – dove il presidente Alvaro Uribe e’ impegnato in uno scontro mortale con i guerriglieri delle Farc e dell’Eln – dal Cile, oasi di tenuta economica, e dalla Bolivia, che ha eletto al vertice dello stato l’estate scorsa Gonzalo Sanchez de Lozada, fedele alleato degli Stati Uniti. Mentre l’Amministrazione Bush e’ impegnata nella guerra globale al terrorismo e nel confronto con la sfida irachena e la minaccia delle armi di distruzione di massa, il rischio di una destabilizzazione duratura investe il ”cortile di casa” degli Usa. E la partita per la sicurezza e la stabilita’ dell’emisfero occidentale si gioca anche sulla possibilita’ di ‘cooptare’ il Brasile di Lula.


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