Welfare

Tortura: Amnesty, urgente introdurre reato in Italia

L'associazione presenta i risultati della campagna di sensibilizzazione

di Redazione

”E’ urgente introdurre il reato di tortura nell’ordinamento italiano anche per dare un segnale di sensibilita’ delle nostre istituzioni verso il rispetto dei diritti umani”. Questo l’appello di Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty che oggi, in occasione della giornata internazionale di diritti umani, ha presentato i risultati della campagna ”Non sopportiamo la tortura” , avviata due anni fa e che ha raccolto il sostegno di 266 enti locali e di oltre 30mila cittadini. In una conferenza stampa alla quale sono intervenuti i vicepresidenti della Camera, Fabio Mussi e Alfredo Biondi, Bertotto ha ripercorso i punti fondamentali della campagna, tracciando un bilancio dei risultati raggiunti e ricordando le ragioni per le quali Amnesty chiede un’accelerazione dell’iter di approvazione della legge: ”Portare alla luce un fenomeno sconosciuto, assistere le vittime e contrastare l’impunita”. A queste ragioni va aggiunto che ”la previsione di un reato autonomo di tortura e’ un obbligo che ci viene richiesto dal diritto internazionale e che l’Italia ha assunto al momento della ratifica, nel novembre del 1988, della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura”. Bertotto ha poi ricordato che un parlamentare su nove ha appoggiato uno dei sette disegni di legge in discussione. ‘Ognuno di noi puo’ chiedersi – ha concluso il presidente di Amnesty – se l’introduzione del reato di tortura nel nostro Paese equivalga a un gesto simbolico o a una necessita’ pratica, sottolineando pero’ che quello che importa e’ che ”il Parlamento italiano compia un gesto che e’ di per se’ significativo in tema di diritti umani”. Infine, per Bertotto, ”in nessun modo l’introduzione di questo reato rappresenta un attacco alle forze dell’ordine, ma anzi e’ anche nel loro interesse”. Quanto ai tempi, un impegno a spingere per l’accelerazione, la conclusione dei lavori in commissione Giustizia e la calendarizzazione, e’ venuto dal vicepresidente della Camera, Mussi. ”Entro meta’ del 2003 – ha aggiunto – se c’e’ buona volonta’, il reato di tortura potrebbe entrare nel codice penale”. Un impegno ribadito anche dal vicepresidente Biondi, che ha sottolineato l’importanza di aver trovato un accordo su questa questione anche con esponenti politici di ”idee diverse”. Un ringraziamento e’ poi venuto dal vicepresidente della Camera al lavoro ”straordinario di Amnesty. ”I parlamentari hanno fatto il loro dovere”, ha detto Biondi, ricordando che la ”tortura e’ una aggressione non solo alle persone ma anche alla giustizia, e Amnesty ha creato il clima giusto”.


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