Politica

Oggi Giornata del rifugiato, ma…

La sorte dei rifugiati nel nostro Paese si decide entro il 31 luglio. È la data in cui i decreti legislativi del pacchetto sicurezza torneranno al Consiglio dei ministri per l’approvazione

di Emanuela Citterio

In edicola con VITA

Il rifugiato che viene dal mare Sbarchi. Gabriele Del Grande li commenta dal suo osservatorio “FortressEurope”

VITA Non Profit Magazine 50 master per il sociale

Leggi il sommario!

La sorte dei rifugiati nel nostro Paese si decide entro il 31 luglio. È la data in cui i decreti legislativi del pacchetto sicurezza, che contengono anche misure restrittive in materia di diritto d?asilo, torneranno al Consiglio dei ministri per l?approvazione definitiva, dopo il passaggio nelle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. La misura più contestata riguarda la possibilità concreta di fare ricorso, per chi fa richiesta di asilo in Italia. I nuovi decreti, che hanno cominciato il 12 giugno l?iter in parlamento, modificano una normativa sul diritto d?asilo entrata in vigore da soli tre mesi nel nostro Paese (decreto legislativo n. 25/2008, marzo di quest?anno), che recepisce una direttiva dell?Unione europea. Le nuove modifiche prevedono che chi si è visto negare in prima istanza lo status di rifugiato sia subito espulso dal territorio nazionale e rinviato nel Paese dal quale è fuggito, da dove potrebbe poi, in teoria, fare ricorso al tribunale italiano.
Il tema dei rifugiati è particolarmente caldo anche a Bruxelles: la Commissione Ue il 17 giugno presenterà un piano d?azione per creare un sistema comune in materia di diritto di asilo nei Paesi membri, da realizzarsi da qui al 2010. «Un piano che si limiterà ad indicare dei paletti minimi, ma gli Stati membri dovranno farci i conti, perché si tradurrà in direttive europee» anticipa Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano rifugiati, di ritorno da un incontro a Bruxelles dell?Ecre (European Council on refugees and exiles, un network di 68 organizzazioni di 25 Paesi diversi che si occupano di rifugiati). A monitorare da vicino l?iter dei decreti legislativi in Italia c?è anche l?agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, l?Unhcr, che ha chiesto al governo di «riconsiderare le restrizioni introdotte nel pacchetto sicurezza concernenti l?effetto sospensivo del ricorso», specificando che «i richiedenti asilo, prima di essere eventualmente espulsi o respinti, dovrebbero poter avere accesso ad un ricorso efficace, come previsto dal diritto europeo ed internazionale». L?Unhcr ha ricordato che il riesame delle richieste di asilo nel 2007 ha ritenuto validi il 30 per cento degli appelli: il procedimento amministrativo ha appurato (solo dopo il ricorso) che si trattava in effetti di persone che fuggivano da guerre o persecuzioni, e quindi aventi diritto all?asilo secondo la Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del ?51. Queste persone, stando alle modifiche in esame al parlamento, potrebbero essere rispedite indietro verso situazioni di pericolo nei Propri Paesi d?origine.
«In Italia vivono circa 30mila rifugiati, un numero basso rispetto ad altri Paesi europei» afferma Hein, «la Germania ne accoglie 900mila, la Francia 300mila». La differenza è che nei Paesi di più antica immigrazione (Germania, Francia, Gran Bretagna) il numero delle domande di asilo è diminuito negli ultimi anni, mentre in Italia è cresciuto, in linea con altri Paesi del Mediterraneo (come Grecia, Malta, Cipro) ?giovani? nella gestione delle migrazioni forzate. Ma il dato soprendente è che l?Europa accoglie solo il 6 per cento della popolazione rifugiata nel mondo, che oggi si attesta a 33 milioni di persone. Il Pakistan e l?Iran ne accolgono da soli il 20 per cento, mentre un altro 25 per cento si trova in Africa.
Nel 2007 in Italia, su14.053 domande, ha ottenuto lo status di rifugiato il 10,4 per cento dei richiedenti, ma bisogna considerare che per un altro 46,7 c?è stato il diniego con protezione umanitaria (ovvero si riconosce che la persona corre un pericolo nel Paese d?orgine, ma per una situazione temporenea che potrebbe risolversi). La normativa entrata in vigore a marzo ha innalzato da tre a cinque anni il permesso di soggiorno in Italia per i rifugiati, rinnovabile senza particolari condizioni. Anche le persone protette per motivi umanitari ora hanno un permesso più lungo, da uno a tre anni, rinnovabile solo dopo la valutazione di una commissione che stabilisce se sussistono ancora i rischi di ritorno nel Paese d?origine.
Secondo l?Unhcr le performance dell?Italia in materia di rifugiati non sono così male, considerato che lo scorso anno la metà delle richieste di protezione sono state accolte. Ma «il punto debole è l?integrazione dei rifugiati una volta ottenuto il riconoscimento dello status o della protezione umanitaria» ha affermato Paolo Artini durante il recente convegno ?Da rifugiati a cittadini: un percorso possibile? organizzato a Milano da Caritas ambrosiana. «Le strutture ricettive e di accoglienza sono insufficienti» ha spiegato Artini, «soprattutto di fronte all?aumento registrato in questi ultimi anni: un risultato grave per persone regolarmente in Italia». Un?analisi condivisa dal Servizio Centrale del Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati, il cosiddetto ?sistema Sprar?, che mette in rete 115 progetti di accoglienza in tutta in Italia, secondo il quale bisognerebbe creare «un sistema unico di protezione». La maggior parte dei richiedenti asilooggi viene ospitata nei centri di identificazione annessi ai ?cpt? (centri di permanenza temporanea, che il decreto legge del pacchetto sicurezza trasformerà in ?cie?, centri di indentificazione ed espusione), perché nei centri di accoglienza del sistema sprar ci sono solo 2.556 posti. Le misure di accoglienza dipendono dalla tipologia dei centri in cui si trovano le persone, a prescindere dal loro status.

Vedi anche: tutti i numeri dell’accoglienza in Italia


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA