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Campania: scoperto traffico di neonati

Sette persone arrestate, il capo dell'organizzazione pare essere una donna italiana. L'indignazione di chi si occupa di tutela dell'infanzia

di Sara De Carli

La scoperta in Campania di un traffico di neonati ha suscitato unanimi reazioni di condanna da parte delle associazioni famigliari, di quelle che si occupano di infanzia e di adozione di minori. Fermata una donna italiana, Luigia Giordano: gli inquirenti sarebbero in possesso di una scrittura privata firmata dalla donna a una coppia di coniugi del beneventano nella quale si dà atto del versamento della cifra di 28mila euro per la consegna di una neonata figlia di rom e di una sua presunta gemella destinata ad una coppia di Pistoia. Gli arresti sono scattati ieri pomeriggio nei pressi del campo nomadi di Secondigliano, alla periferia nord di Napoli quando è avvenuta la consegna di una neonata in cambio di ottomila euro, una tranche della somma pattuita di 16mila euro. I neonati coinvolti nell’illecito traffico sarebbero una decina e tutti di nazionalità straniera, probabilmente dell’Est europeo.

L?Associazione di famiglie Genitori si diventa ritiene che di fronte a episodi del genere occorra condannare con fermezza sia quanti si rendono responsabili delle azioni criminose, sia le coppie che danno la propria disponibilità ad accogliere un bambino sottratto ai genitori per denaro o con inganno.
?Questi reati commessi contro l?infanzia ? ha dichiarato il Presidente dell?Associazione, Antonio Fatigati – sono il segnale più forte di un grave decadimento civile e morale. Tutto il lavoro che le Istituzioni, le Associazioni di volontariato e gli Enti per le adozioni internazionali svolgono quotidianamente a favore dei minori ne viene gravemente compromesso. I danni che ne vengono all?istituto dell?adozione sono pesantissimi: chi oggi vede i genitori adottivi come ladri di bambini sentirà in cuor suo di aver sempre visto giusto. Per questo, per difendere l?immagine di questo istituto fondamentale per i minori in stato di abbandono, è necessario che vengano da subito chiarite eventuali responsabilità di Enti autorizzati, affinché la Commissione per le adozioni internazionali possa prendere i necessari provvedimenti. Come Associazione valuteremo l?ipotesi di presentarci come parte civile contro i responsabili».

Gianbattista Graziani, portavoce del CEA – Coordinamento degli Enti Autorizzati, uno dei raggruppamenti dei circa 70 enti italiani autorizzati alle adozioni internazionali, si dice «sbalordito e allibito» dinanzi a questa notizia. La ferma condanna dell’accaduto si accompagna alla necessità di ribadire che «la strada scelta dall’Italia, quella di un’autorità centrale, è l’unica percorribile. Migliorabile, ma l’unica. Il fai da te non deve più esistere, in Italia come negli altri paesi che ancora lasciano aperto il doppio canale. È un’indicazione emersa chiaramente anche a Bruxellese, dove di recente Terre des Hommes ha presentato un’analisi comparativa delle adozioni in vari stati europei».

Marco Griffini, presidente di AIBI, si limita a definire come ?criminali” le persone coinvolte nella compravendita dei neonati. «La condanna è ovvia, quel che sconcerta è constatare ancora una volta che continuiamo a considerare i bambini come oggetti di mercato. Per fatti come questi c’è solo la condanna, lo scandalo invece è per fatti come quello di Gravina. Lì tutti sapevano di due minori abbandonati, ma la magistratura e i servizi li hanno abbandonati e condannati. Domandiamoci oggi quale vita avrebbero questi due bambini se fossero andati in adozione».


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