Lavorano, anche se in nero; sono istruiti, ma non se ne avvantaggiano; hanno un tetto sulla testa, ma spesso è senza servizi o addirittura fatiscente. Sono gli immigrati irregolari in Italia secondo l?analisi dei 38mila clandestini assistiti dal Naga dal 2000 al 2006, condotta da Carlo Devillanova dell?università Bocconi di Milano insieme a due colleghi dell?University College di Londra, Francesco Fasani e Tommaso Frattini. Trovare un lavoro in Italia per un irregolare non è così difficile: a tre anni dall?arrivo da noi, il tasso di occupazione dei clandestini è del 76%, superiore sia a quello degli italiani (58%), sia a quello, per esempio, dei lombardi (67%). Gli immigrati meno occupati sono quelli che vengono dall?Africa. Si tratta comunque di persone istruite quanto gli italiani: il 10% ha un?istruzione universitaria e più del 50% ha frequentato le scuole superiori. Va meglio, nel complesso, alle donne, che costituiscono il 45% del campione, ma con forte variabilità a seconda della provenienza (si va dall?1% dell?Egitto al 77% dell?Ucraina), sono mediamente più istruite degli uomini, lavorano più spesso (62% contro il 55% maschile) e in modo più permanente (considerano la propria occupazione stabile il 60% delle donne che lavorano, contro il 37% degli uomini). Se il lavoro non va male, la più grande emergenza è la casa: all?8% di uomini (e 4% di donne) senza fissa dimora o che vive in insediamenti abusivi è da aggiungere la maggioranza dei clandestini che vive in una situazione di sovraffollamento: la media di occupanti per stanza è di 2,2 persone, contro le 0,7 di Milano.
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