Welfare

Perdere la libertà e il permesso di soggiorno

Dentrofuori a cura di Ornella Favero.

di Ornella Favero

In carcere ci sono molti stranieri che arrivano da una condizione di clandestinità, ma ce ne sono anche che lavoravano regolarmente e, come può capitare a qualsiasi italiano, hanno commesso un reato. Ma, a differenza degli italiani, per loro la speranza di uscire dalla galera a fine pena e trovare una seconda possibilità è ancor più difficile. Questo futuro buio lo racconta bene un detenuto croato, Davor Kovac: «Uno che finisce in carcere avendo il permesso di soggiorno regolare, dopo aver scontato la condanna non ha quasi nessuna possibilità di rinnovare questo documento. Addirittura, nel mio caso specifico, mi trovo con scritto in sentenza ?espulsione a fine pena? e con il permesso di soggiorno non valido, quindi un giorno, dopo essermi fatto tutta la carcerazione, avrò sicuramente grossi problemi se nel frattempo non cambierà qualcosa. Scoprire in carcere che il permesso non conta più niente, e non poter fare nulla, non è una bella cosa. Mi sento privato della possibilità di un futuro, e a me, che sono venuto in Italia proprio per averne uno migliore, sembra una beffa. Penso che non sia giusto che uno che per anni ha lavorato sodo all?estero, e in perfetta regola, se fa un errore, per quanto pesante, venga ?scaricato? dalle istituzioni, e mi sembra ancora meno giusto visto che si parla tanto di reinserimento, e di dare alle persone una seconda opportunità. Ma non mi resta che aspettare e… sognare».

Sale colloqui
Il Nuovo regolamento penitenziario che così nuovo non è più (è del 2000), prevedeva cose che già si sapeva non avrebbero potuto essere applicate negli istituti esistenti. C?era, però, un cambiamento che sembrava semplice da realizzare e con costi limitatissimi. Si trattava di togliere il vetro divisorio nelle sale colloqui ed eliminare gli orrendi banconi da macellai, intorno ai quali si accalcano le famiglie dei detenuti. E invece, una recente relazione del dipartimento dell?Amministrazione penitenziaria dice che a tutt?oggi, delle sale colloqui, solo il 50% è stato messo a norma, cioè solo 272 su 530 non hanno più banconi e vetri, ma tavolini un po? più umani.

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