Mondo

La storia. Il fashion etico di Cristina Cisilino. Così ho portato la moda nello slum

"Made", la linea di accessori prodotta da artigiani locali e venduta nei grandi magazzini inglesi.

di Emanuela Citterio

Cristina Cisilino, 42 anni, è una ex fashion-buyer che ha inventato il marchio etico «Made», producendo una collezione di accessori in Kenya e vendendola alle catene della grande distribuzione nel Regno Unito. L?anno scorso ha scelto di trasferirsi a Nairobi, con il marito e il figlio di dieci anni. «Sono cresciuta in Italia in un paesino vicino a Udine. Durante tutta la mia infanzia sono stata circondata da fabbriche che lavoravano per conto di multinazionali», racconta Cisilino, per la quale quindi l?ingresso nel mondo della moda è stato un passo quasi naturale. Cinque anni fa, durante un viaggio in Kenya, è rimasta colpita dalle condizioni di vita nelle baraccopoli di Nairobi. «La povertà e la miseria mi hanno sconvolta. Ma nello slum di Kibera ho anche incontrato persone industriose che producevano accessori di buona qualità da vendere ai turisti. Gli splendidi dettagli dei loro lavori mi hanno dato l?idea di produrre un marchio etico e di provare a vendere i loro manufatti sul mercato inglese».Cristina ha quindi tentato l?avventura. Prima ha scovato gli artigiani, poi è ripartita per l?Inghilterra per contattare i grandi magazzini, non senza difficoltà. Alla fine è Top Shop ad accettare la sfida. E Cristina torna a Nairobi. «Con mio marito decidemmo di ipotecare la nostra casa a Londra per avviare la nostra impresa. Abbiamo chiamato il marchio Made, perché ogni oggetto che vendiamo è fatto a mano dal talento di un artigiano. Abbiamo cercato un?alternativa rispetto a creare una fabbrica e impiegare degli operai. Abbiamo cominciato a girare per Kibera per insegnare alle persone come avviare un business. Abbiamo fornito loro degli strumenti di lavoro, migliorato la fornitura di elettricità nelle loro baracche e li abbiamo pagati per ogni pezzo che producevano».

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