Cultura

Migranti, il Cipsi chiede alla Ue di bloccare la direttiva sui rimpatri

Il parlamento dell'Unione europea si appresta a votare la direttiva, approvata dai ministri Ue il 5 giugno. L'ong italiana chiede ai parlamentari di respingerla

di Redazione

Domani 18 giugno il Parlamento Europeo è chiamato a votare la ‘direttiva rimpatrio’ approvata lo scorso 5 giugno dai Ministri degli Interni dei 27 paesi dell?Unione Europea. ?Il progetto di testo della Direttiva, allo stato attuale, viola gli articoli 2, 3, 5, 6,7,8 e 9 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, nel 60° anno della sua approvazione”, denuncia Barbera, presidente del Cipsi, Coordinamento di 46 Associazioni di Solidarietà e cooperazione, “per questo il Cipsi invita tutti i parlamentari europei a non votarlo. In particolare l?articolo 13 della Dichiarazione afferma due cose: ‘Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato; ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese'”.

?Il fenomeno delle migrazioni manifesta una domanda radicale di vita da parte di persone e paesi dove per motivi economici o per motivi politici la vita è sempre più difficile”, continua Barbera, “soprattutto per le nuove generazioni. La risposta a questa sfida non può essere dettata soltanto da direttive legislative restrittive, soluzioni emergenziali, dalla chiusura delle frontiere o dall’apertura controllata soltanto in funzione della crescita economica della nostra società. Deve comportare nuovi rapporti economici e politici fra stati, per permettere a tutti di poter vivere e stabilirsi liberamente dove ritengono opportuno; necessità di una politica di cooperazione autentica, finalizzata ad offrire concretamente a tutti i cittadini la possibilità di beneficiare di tutti i loro diritti fondamentali riconosciuti dalla Dichiarazione Universale approvata 60 anni fa.

“A tal fine plaudiamo al coraggio del Presidente della Bolivia Morales”, afferma il presidente del Cipsi, “che ha avuto il coraggio di lanciare un forte appello politico, particolarmente all?Unione Europea, affinché la politica inizi veramente a rispettare i diritti delle persone, a partire dalle più indifese. Il No alla Convenzione di Lisbona votato in Irlanda nei giorni scorsi, è un chiaro segnale che i cittadini europei vogliono un?altra Europa. È giunto il momento, conclude Barbera, che i nostri governi ed il Parlamento europeo, inizino a lasciare da parte ogni tipo interesse di parte per costruire una politica Europea che riparta dai valori dai quali è partito il processo di unificazione europea; dalla nostra storia di emigranti; dai diritti di tutti e dalla condivisione dei beni comuni universali?.

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