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Sanremo. “Codice a sbarre” ha vestito Francesco Tricarico. Sfilata galeotta sul palco dell’Aristo

La casa di moda nata in un carcere femminile ha curato il look del cantautore milanese. Testimonial? "In realtà è stato lui a cercarci», rivela il direttore generale del marchio, Caterina Micolano.

di Daniela Verlicchi

Temi difficili, parole semplici. È questo che piace di Francesco Tricarico. Da quel «Buongiorno, buongiorno. Mi chiamo Francesco?» di otto anni fa, sappiamo che non ama molto la sua maestra delle elementari e che riesce a mettere in musica sentimenti complicati (i suoi), chiamandoli per nome. Senza tanti giri di parole. Per questo è piaciuto a Codici a sbarre, la linea di abbigliamento disegnata da cinque detenute del carcere di Vercelli che lo ha scelto come testimonial. O meglio, Tricarico ha scelto loro. «Mi ha chiamato la manager qualche mese fa e mi ha chiesto di vestirlo per il festival Sanremo. ?Gli piace il vostro stile?: questa l?unica spiegazione che mi ha dato», rivela Caterina Micolano, che di Codici a sbarre è il direttore generale. Così nasce la collaborazione che ha portato sul palco dell?Ariston i capi di Cdsb. Dalla prima all?ultima serata. Lo stile di Codici, Tricarico l?ha scoperto il 3 dicembre scorso, all?Ondanomala di Milano, in occasione della sfilata della collezione autunno-inverno del marchio. C?era anche Gianna Nannini, sua cara amica, da anni sostenitrice del progetto Codici a sbarre. «È venuto in punta di piedi, incuriosito dal fatto che per la prima volta Gianna si era fatta coinvolgere in una iniziativa benefica», racconta la Micolano. Forse ora ha capito il perché. Da quell?incontro, è nato l?interesse di Tricarico per Codici a sbarre, complice anche il fatto che l?artista condivide il management con la Nannini. «Francesco ha un gusto sportivo, ma coerente con i canoni classici dell?eleganza. Per lui, la praticità viene prima di tutto», spiega la ?stilista penitenziaria?. Uno stile che si adatta perfettamente a quello della linea che lei dirige. «Non è stato difficile vestirlo per le serate di Sanremo: ci siamo accorti da subito che era abituato a portare i nostri abiti». L?artista, infatti, veste normalmente Codici a sbarre. Per scelta, non per contratto, chiarisce la Micolano: «È un nostro supporter: non gli abbiamo chiesto di firmare un contratto per pubblicizzare i nostri abiti». Sul palco dell?Ariston però ha indossato abiti ideati apposta per lui e per la sua canzone: Vita tranquilla. Un matrimonio riusciti. La doppia giacca della prima serata relica il messaggio della sua canzone, dice la Micolano: «La sua canzone parla di riscatto, di un cambio di rotta e di vita che però non annulla la vita precedente. È quel che succede con la riabilitazione e con il carcere: si ricomincia da capo, senza però cancellare quello che si era prima. Un po? come indossare una nuova giacca su quella vecchia». Anche il look di Tricarico «cantava» la sua canzone, insomma: «I colori della giacca non erano contrastanti: creavano una sorta di equilibrio cromatico», quello che raggiunge chi cambia vita.La collaborazione tra Tricarico e Codici a sSbarre proseguirà anche dopo il festival. Già in programma una visita del cantautore al carcere di Vercelli. «Non sarà una visita pastorale», assicura la Micolano: «L?idea è fargli vedere il laboratorio dove le ragazze progettano i suoi abiti, mangiare un boccone insieme e conoscerlo, come uomo, più che come artista». Un incontro che può cambiare la vita, assicura la Micolano. Soprattutto per chi, come Tricarico, in carcere non ci è mai stato: «Credo che sarà molto più emozionante per lui che per le ragazze».


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