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Follini (Udc). “Berlusconi corregga la rotta”

Diamo ampi stralci del discorso conclusivo del neo eletto segretario dell'Udc, Marco Follini, che parla di devolution, Rai e del nuovo partito nato oggi alla Fiera di Roma

di Ettore Colombo

OGGI E’ NATA L’UDC. FOLLINI, BUTTIGLIONE E D’ANTONI AI SUOI VERTICI. il primo congresso nazionale dell’Udc, che – iniziato lo scorso 6 dicembre, si è concluso oggi, domenica 8 dicembre, alla Fiera di Roma – ha eletto per acclamazione Marco Follini alla segreteria del partito. Con la stessa votazione è stato anche eletto il nuovo Consiglio nazionale di 250 componenti, sulla base di una lista unica concordata tra le diverse componenti del partito. Follini ha indicato come presidente del’Udc il ministro Rocco Buttiglione e come vicesegretario l’ex sindacalista Sergio D’Antoni. Al termine del congresso, caotica invasione di palco da parte di giornalisti e telecamere, tra strette di mano, abbracci, molta commozione, fiori per il neo segretario e – come colonna sonora – “Il mio canto libero” di Lucio Battisti. IL DISCORSO D’INVESTITURA DI FOLLINI. Un lungo applauso accoglie il suo intervento. Oggi al congresso dell’Udc è il giorno di Marco Follini, il delfino di Casini che i delegati hanno eletto loro segretario . Già dall’inizio del suo intervento, dà con chiarezza la linea al nuovo partito. “Noi non siamo divisi, siamo parte della maggioranza che abbiamo costruito – dice – ma ci stiamo con la forza e l’orgoglio delle nostre idee. E non accettiamo che queste idee siano guardate con sospetto e messe ai margini”. Lealtà dunque. Ma le divergenze con gli alleati di Governo resistono. Ed è per questo che nel suo discorso Follini non manca di accennare alle ferite aperte: le riforme, la devolution, il caso Rai. La nuova formazione vuole contare e chiede a Berlusconi di “correggere la rotta politica della maggioranza”. Appello al Premier. “L’ho già detto e lo ripeto: vogliamo ridurre – dice Follini scaldando la platea – l’aliquota politica che governo e maggioranza si trovano qualche volta a pagare a certe posizioni più estreme, a certe derive che ci allontanano dal grande cuore di quella Italia di mezzo, moderata, solidale e ragionevole, di cui ci sentiamo parte. E di cui Berlusconi, nella sua più alta responsabilità è parte assieme a noi”. Non accenna a Bossi, né alla Lega. Ma i riferimenti sono chiari e facilemente leggibili. “Nessun trasformismo”. Un passaggio importante del discorso, che però si lega a doppio filo con un altro nodo fondamentale che anche Follini, come chi ha parlato prima di lui, ci tiene a ribadire: le velleità ribaltonistiche non sono nelle corde e nelle intenzioni dell’Udc. ”Quando sento nei nostri confronti accuse di ribaltone – dichiara – sono indeciso se urlare dalla rabbia o mettermi a sorridere. E penso che vista la nostra storia sia giusto sorridere”. “Non vogliamo fare ribaltoni”, sostiene Follini, ma ammonisce, “non ci piacciono nemmeno gli strapuntini”. Boato di applausi. Rai. Nel suo discorso, Follini, non può ignorare un altro fronte caldo su cui da giorni la maggioranza si sta arrovelando, con sfide trasversali e veti incrociati. ” Non ci piace – dichiara il neo segretario dell’Udc – e non ci conviene una Rai ridotta a una giungla nella quale due o tre giapponesi continuano a combattere, perché non hanno riconosciuto alla radio la voce dell’imperatore Hiroito che annuncia la fine della guerra”. Follini invita dunque a “tagliare le punte estreme della faziosità”: “Non possiamo – conclude -prendere la faziosità di Zaccaria a modello della nostra convenienza. Non vogliamo uno Zaccaria di centrodestra, ci basta e ci avanza quello che ci ha regalato il centrosinistra”. Devolution e riforme. Nel suo discorso, Follini dedica un passaggio fondamentale anche al ddl Bossi sul federalismo. “L’impegno per trasferire l’organizzazione della sanità e della scuola alle regioni sarà rispettato – dice – perché è nel programma della Cdl”. “Ma – ammonisce – un impegno non è un ‘ukase’ di zarista memoria. E’ una legge costituzionale e non si fa sulla punta delle baionette, neppure delle baionette padane, una legge costituzionale non a caso ha dalla sua tempi lunghi di elaborazione e diversi passaggi tra i due rami del Parlamento”. Presidenzialismo. Le perplessità di Follini su questa riforma, rilanciata nei giorni scorsi da Berlusconi, sono quelle di tutto il suo partito che ”preferisce un cancelliere a un mega-presidente”. Il segretario ha anche sottolineato come le riforme non debbano essere fatte di “bandiere che sventolano contro altre bandiere”. “Grazie Casini”. E’ uno dei passaggi che fa scattare l’applauso più fragoroso della platea. “Dobbiamo tutti gratitudine – ha detto – a chi questa nostra zattera ha costruito e pilotato lungo la rotta giusta. De Nicola diceva che la gratitudine è il sentimento della vigilia. Per me, per noi, è il sentimento del futuro”. “Guardare avanti”. Parla del passato, ma guarda al futuro, Marco Follini. “Alla Dc devo la mia formazione. Vi ho dedicato molti anni e qualche libro e se ne ho scritto tanto a lungo è perché in quella storia anche io mi rispecchio. La nostra forza però oggi sta nel guardare avanti e nel non guardare indietro. E a chi coltiva un’idea diversa, a chi invece vorrebbe tornare indietro io ho il dovere morale di dire che io non sono la persona giusta. A chi pensa che gli anni ’80 siano l’Eldorado perduto che ora dobbiamo ritrovare chiedo con franchezza e con lealtà di non contare su di me. Vogliamo dare seguito, dobbiamo dare un seguito alla passione democratica con cui migliaia di militanti, attivisti, dirigenti politici democristiani hanno servito il nostro paese. E vogliamo dare un taglio, dobbiamo dare un taglio a quelle pagine più oscure, a quegli errori politici e morali che hanno contraddetto e sfigurato quella stessa passione democratica”. Applausi tiepidi. Le citazioni. Sono molte quelle fatte da Follini nel suo discorso. Prima tra tutte, quella dedicata in apertura di intervento a Piero Citati e al suo libro sull’Odissea.”In quel bel testo – dice – l’autore paragona Ulisse e Agamennone e di Agamennone dice: non aveva quel dono rarissimo che è la serenità del potere. Ecco, noi crediamo che il potere debba avere questa virtù: di venire esercitato con serenità. Non ci appartiene e non ci convince un’idea barricadera, che si esprime con forzature, che procede per spallate, che trasforma gli avversari in nemici, che mette al bando le opinioni più critiche, che si chiude nel fortilizio asserragliato delle fedeltà più acquiescenti. La moderazione è la nostra identità, la nostra vocazione. Vogliamo stare sulla piazza della democrazia greca, non nel castello della feudalità medievale”. Poi, Follini parla dei riferimenti culturali dell’Udc che “sono alternativi a quelli della sinistra e del politically correct”. Nomi che per tanti anni suonavano come “eretici” nel mondo intellettuale: “Noi – dichiara – quelle eresie le abbiamo condivise tutte. Ci sembrava avesse ragione Camus contro Sartre. Ci sembrava fosse più originale il teatro di Ionesco rispetto a quello di Brecht, la scrittura di Borges rispetto a quella di Garcia Marquez. Ci sembrava meritassero più attenzione Popper o Aron di tanti nipotini di Marx”. E conclude con un Aldo Moro – di cui Follini è stato un allievo prediletto – che parlava di “cittadelle del potere da aprire al vento delle novità”. L’Udc è scesa in campo e intende fare politica. Senza dimenticare il passato, ma guardando al futuro. Sentiremo ancora – e molto – parlare di lei. E di Follini.


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