Non profit

5 per mille: se ne parla (e sparla) su “Nature”

Un giovane ricercatore italiano apre un blog nel sito della famosa rivista scientifica. E scoppia la polemica

di Gabriella Meroni

Si chiama Massimo Pinto, ha solo 34 anni ed è un ricercatore del Centro Enrico Fermi di Roma. Cura un blog sulla rete di Nature, la famosa rivista scientifica americana, che è diventato uno dei più letti (oggi ospita 7 commenti) dopo che Pinto ha deciso di criticare il 5 per mille destinato alla ricerca scientifica. “Science in the Bel Paese” si intitola il blog, la cui tesi è semplice: così com’è il meccanismo di finanziamento alla ricerca scientifica non funziona perchè – ha dichiarato Pinto in una lunga intervista che La Stampa pubblica oggi – «è in contrasto con le procedure di assegnazione dei fondi in vigore negli altri paesi».

Cioè, spiega il ricercatore, «prima di essere finanziati, i progetti di ricerca devono essere valutati per la loro validità scientifica», mentre con il 5 per mille sarebbe il cittadino a diventare «arbitro» dei finanziamenti, potendoli concedere all’ente che vuole, senza conoscere alcunché del valore scientifico delle ricerche promosse dall’ente in questione. «La strada è giusta, l’applicazione andrebbe corretta», dice Pinto, che propone anche la soluzione: il cittadino dovrebbe donare i soldi a una fondazione, come se li mettesse in un salvadanaio: «non è la fondazione stessa a decidere la destinazione, ma gruppi di scienziati di provata esperienza, fondata sulle loro pubblicazioni, che stilano una graduatoria». Invece, secondo Pinto, in Italia va diversamente proprio per colpa del 5 per mille, e questo ha sorpreso i colleghi stranieri, perché «la comunità scientifica internazionale non accetta scorciatoie che contrastino con i principio del merito».

Dibattito interessante, che rilanciamo ai nostri lettori. Da parte nostra sottolineiamo soltanto che già alcuni dei principali percettori del 5 per mille destinato alla ricerca scientifica, come per esempio Airc e Telethon, agiscono proprio nel modo auspicato da Massimo Pinto: fungono cioè da collettori di fondi che poi vengono assegnati a progetti di ricerca valutati per merito. Ovvio che non tutti gli enti di ricerca funzionano così, quindi la questione è aperta. Il Centro Enrico Fermi, con cui collabora Pinto come titolare di un Junior Grant da 35mila euro lordi l’anno (ennesima prova del fatto che in Italia con la ricerca non ci si arricchisce certo), nel 2006 non è stato tra i destinatari del 5 per mille; figura invece nell’elenco degli ammessi nel 2007 il Museo Enrico Fermi, che fa parte del Centro stesso.

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