Famiglia

Rispetto la mia religione. Ma l’anulare è mio…

Se guardiamo alla storia, capiamo che l’obbligo per una donna a sposare un musulmano era dovuto a ragioni contingenti. Che oggi non ci sono più... (di Rasmea Salah).

di Redazione

L'Islam è la religione anti dogmatica per eccellenza. Ed è estremamente razionale perché non richiede al credente di credere a misteri, inspiegabili per la scienza, come l?Eucarestia o la Trinità. Essa impone al contrario di cercare le prove dimostrative della sua dottrina.Detto questo, non si può certo affermare che il divieto per una donna musulmana di sposare un uomo non musulmano sia un dogma. Ma al massimo una tradizione, un?abitudine, una regola che si è radicata nel tempo nella mentalità della collettività islamica fino ad essere ritenuta precetto religioso. Si tratta al contrario di una norma che, a nostro avviso, trova le sue giustificazioni più nella necessità storica che nella dottrina.Senza mettere in discussione la parola di Dio, la sacralità del Corano e la sua origine divina, troviamo indispensabile risalire al contesto in cui questa regola attecchì e capire fino in fondo la motivazione di tale divieto, al fine di comprendere al meglio la storia della nostra religione islamica. Senza con questo mancarle mai di rispetto.Ai tempi del profeta Maometto, quando la comunità dei credenti era ancora molto poco numerosa, questa proibizione le permise strategicamente di fortificarsi e di crescere numericamente, poiché imporre ad una musulmana di sposarsi con un suo correligionario significava anche obbligarla a crescere i suoi figli nell?Islam. Per analogia, se fosse andata in sposa ad un credente di un?altra religione, avrebbe dovuto educare la prole alla religione del padre. Ciò secondo la tradizione islamica, per cui è il padre (e non la madre, come nell?Ebraismo) a tramandare la fede ai figli. Questo è anche il motivo per cui all?uomo musulmano è consentito sposarsi con donne appartenenti alle religioni del Libro oltre che con le musulmane. A mio giudizio, ciò significa che l?Islam non è a priori contrario ai matrimoni misti – altrimenti li negherebbe anche agli uomini – ma è invece molto più interessato alla crescita quantitativa dei suoi credenti, attraverso l?educazione religiosa dei figli.La questione più scottante è naturalmente quella dell?educazione religiosa dei figli, argomento delicatissimo che dipende solo dalla maturità dei genitori che devono decidere, ancor prima di sposarsi, come crescerli. Al di là di questa personalissima scelta, credo che si possa insegnare ai propri figli l?educazione, la morale e l?etica a prescindere dalla propria fede. Il contributo poi di entrambe le confessioni non farebbero che apportare ecumenismo e ricchezza culturale all?interno della famiglia.Oggi, in questo contesto di (anelate) pari opportunità e di nuova cittadinanza, noi donne italiane musulmane sappiamo di avere giuridicamente il diritto di sposare un uomo italiano non musulmano, ma il forte pregiudizio della nostra comunità, con quello che ne consegue, non ce ne consentirebbe la libertà. Questo non vuole essere un grido femminista tipo «l?utero è nostro…» . Ma senza dubbio l?anulare è nostro e lasceremo che sia l?amore, e non un preconcetto, a decidere di qual uomo indossare la fede nuziale.

Rasmea Salah


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