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Aborto, Flamigni: “moratoria sull’obiezione di coscienza”

La proposta di uno dei piu' noti ginecologi italiani in un articolo che apparirà su un volume speciale di 'MicroMega', in uscita venerdì prossimo

di Redazione

Un moratoria si’, ma sull’obiezione di coscienza dei camici bianchi. Sul tema caldo dell’interruzione volontaria di gravidanza Carlo Flamigni, uno dei piu’ noti ginecologi italiani, propone di modificare la legge 194, ma in un senso esattamente opposto a quello dei promotori della campagna ‘teo-con’ e ‘teo-dem’. In un articolo che apparira’ su un volume speciale di ‘MicroMega’, in uscita venerdi’ prossimo, Flamigni scrive infatti che “l’aborto volontario, quale che sia il nostro giudizio etico, e’ un diritto delle donne italiane, sancito da una legge dello Stato. Su questo punto si e’ pronunciata anche la Corte costituzionale che ha ritenuto che l’interesse della salute della madre debba prevalere su quello della salute del feto, poiche’ lei e’ gia’ persona mentre lui e’ solo persona potenziale. Mi chiedo se la disciplina dell’obiezione di coscienza puo’ ancora restare cosi’ come la legge 194 l’ha indicata: forse questo e’ il punto di questa martoriata legge che deve essere modificato, ed e’ necessario che su questa modifica si apra un dibattito”.
“Quando il personale medico (ginecologi e anestesisti) e paramedico non obiettore scende al di sotto di certi livelli, si creano inevitabilmente condizioni che mettono a rischio la salute di un certo numero di donne – dice Flamigni – Leggo sui giornali che negli ospedali di Roma l’attesa per l’intervento supera il mese e che i pochi ospedali che accettano di continuare questa attivita’ sono costretti a un lavoro sempre piu’ frenetico, cosa che mal si concilia con la sicurezza”.
Insomma, “e’ un’emergenza”, dice il ginecologo, secondo cui “la clausola dell’obiezione di coscienza era pienamente giustificata solo ai tempi in cui la legge entro’ in vigore: i medici cattolici che lavoravano in ospedale furono sorpresi da un’innovazione alla quale non avevano pensato nel momento in cui avevano fatto la loro scelta e avevano il diritto di dissociarsi. Attualmente pero’, chi sceglie una specializzazione o decide di lavorare in un ospedale pubblico sa bene che cosa lo aspetta, e se lo fa gia’ sapendo di essere ben deciso a ignorare i diritti di molte pazienti (diritti ai quali dovrebbero corrispondere precisi doveri dei medici), utilizza una norma che non era stata scritta per lui, compie un gesto molto discutibile sul piano umano e su quello morale”.
“Questa specifica opzione del medico ha conseguenze molto gravi sulla liberta’ della donna di accedere senza disagi aggiuntivi ai trattamenti ai quali ha diritto, e ogni ostacolo che le viene frapposto rappresenta un elemento di rischio per la sua salute e una restrizione di fatto della sua liberta’ e dei suoi diritti civili e sociali”, prosegue il medico. “Immagino che esistano vari modi di affrontare e risolvere questo problema, ma ritengo che sia sempre conveniente scegliere il mezzo piu’ semplice e diretto: che cioe’ i reparti di ginecologia non arruolino piu’ medici obiettori e che qualsiasi contratto di lavoro, in questi luoghi, vincoli il medico a prestare la sua opera in tutti i casi in cui la salute delle donne e’ messa a rischio”.
La stessa proposta e’ contenuta nell’appello che tredici donne (Simona Argentieri, Natalia Aspesi, Adriana Cavarero, Cristina Comencini, Isabella Ferrari, Sabina Guzzanti, Margherita Hack, Fiorella Mannoia, Dacia Maraini, Valeria Parrella, Lidia Ravera, Rossana Rossanda, Elisabetta Visalberghi) hanno lanciato, sempre attraverso MicroMega, e che online (www.firmiamo.i/liberadonna) ha gia’ ottenuto oltre 40 mila adesioni. Dopo aver definito “oscena la proposta di moratoria sull’aborto, che tratta le donne da assassine e boia, e la recente ingiunzione a rianimare i feti ultraprematuri anche contro la volonta’ della madre”, le 13 italiane concludono: “Se di una revisione ha bisogno la 194 e’ quella di eliminare l’obiezione di coscienza, che sempre piu’ spesso impedisce nei fatti di esercitare il nostro diritto; va resa immediatamente disponibile in tutta Italia la pillola abortiva RU486, perche’ a un dramma non debba aggiungersi una ormai evitabile sofferenza; va reso semplice e veloce l’accesso alla pillola del giorno dopo, insieme a serie campagne di contraccezione fin dalle scuole medie”.


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