Famiglia

Cinema. Felice trasposizione del romanzo di Sandro Veronesi. Il Caos calmo del cuore

Antonello Grimaldi muove la cinepresa a guardare i personaggi dall’alto, ne prende le distanze e li mette al centro.

di Maurizio Regosa

Essenzialità è un improvviso movimento di macchina che, elevandosi sulla gru, finisce col guardare dall?alto i personaggi. Come se la cinepresa di Antonello Grimaldi intenda prendere le distanze da loro mettendoli al contempo al centro: sono lì, quelle persone, in piedi davanti a un edificio, inconsapevoli che proprio in quell?istante una partita sta per essere vinta. È la sfida fra le vecchie consuetudini e l?esigenza di affrontare diversamente la vita. Tra quel bene rifugio che può essere il lavoro e l?assunzione di una responsabilità non nuova ma diversamente affrontata. È la battaglia che può inaspettatamente produrre un ?caos calmo?, ossimoro possibile forse soltanto nel cuore umano. Ma quel movimento di macchina è significativo perché esprime un?importante omologia: la cinepresa si comporta qui come il protagonista che fingendo nulla si guarda dall?esterno, attendendo il momento in cui il dolore finirà con il sopraffarlo. Un atteggiamento di controllo fra i più radicali, l?altro lato della nostra impotenza. Che non casualmente va in crisi di fronte a un lutto. È dopo la morte di sua moglie che Pietro, interpretato da Nanni Moretti (anche co-sceneggiatore, dal romanzo di Sandro Veronesi), comprende che quel distacco dissimulato non gli è stato d?aiuto. Non gli è servito, per esempio, a comprendere Lara, accanto alla quale ha vissuto dodici anni senza immaginarne i desideri profondi. All?inizio è però solo un?intuizione confusa: ha bisogno di tempo per dimostrare la sua verità. Non sapendo che fare, Pietro, manager di una tivù, si ferma. E lo fa in una piazza, di fronte alla scuola della figlia. Un modo per starle vicino (o se si vuole per aggrapparsi a lei). Ma anche per esporsi totalmente allo sguardo altrui. Se ne La stanza del figlio di Moretti gli appartati labirinti di una casa ospitavano il dolore dell?assenza, in Caos calmo l?attesa di una sofferenza che non arriva si consuma all?aperto. Nella piazza, Pietro riceve le visite degli amici, dei colleghi; qui vede la sorella della moglie e suo fratello Carlo. Incontri spesso esasperati, difficili, ma che gli consentono di elaborare il lutto e di abbracciare una quotidianità che non aveva ancora conosciuto. Un percorso che Grimaldi segue con coerenza, facendo comprendere come questa ?fuga? sia un andare verso il mondo e permettendo che il Moretti autore si sovrapponga talvolta al personaggio. Ma è una confusione felice, che regala a Pietro un po? di spessore, e a Moretti un?umanità diversa e più complessa.


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