Formazione

Unitalsi: in Sardegna vacanze senza barriere

L’associazione ha inaugurato quattro anni fa una struttura all’Isola Rossa interamente concepita senza barriere architettoniche

di Antonietta Nembri

Non solo pellegrinaggio per l?Unitalsi, l?associazione italiana che – da oltre cento anni – si occupa del trasporto a Lourdes e nei santuari internazionali dei malati. Da alcuni anni, infatti, l?Unitalsi porta avanti una serie di iniziative come, per esempio, l?assistenza domiciliare, soggiorni estivi e invernali, progetti di Servizio Civile, progetti di associazionismo sociale e Protezione civile. Tra gli obiettivi superare ogni forma di emarginazione e discriminazione verso chi vive in condizioni di disagio sociale, culturale, fisico ed economico.

Proprio in questo filone nel 2004 è stata inaugurata una struttura dell?Unitalsi, all?Isola Rossa in Sardegna, destinata ad accogliere i propri soci ed affiliati e caratterizzata per l?essere interamente concepita senza barriere architettoniche.; è inoltre dotata di uno stabilimento con i presidi necessari per l?accesso a mare dei disabili.
«Da allora nel periodo estivo si susseguono gruppi dell?Unitalsi e delle sue affiliate estere che scelgono di trascorrere le loro vacanze insieme ai disabili e ammalati» racconta Francesco Marongiu, presidente Unitalsi Sarda Sud. «In particolare i gruppi si caratterizzano per la varietà anagrafica: infatti all?interno di uno stesso gruppo possono essere presenti sia i bambini, come i ragazzi, i giovani e i meno giovani.Nel 2007 si sono registrate circa 300 presenze in struttura e altrettanti ospiti occasionali nello stabilimento al mare».

Tra i giovani e i ragazzi disabili e volontari la struttura è apprezzata particolarmente per la possibilità che offre di vivere insieme momenti di svago come quelli delle vacanze al mare, consolidando rapporti, amicizie e affetti. «Ma la cosa più importante è che i giovani si rapportano fra di loro alla pari, prescindendo dallo stato di disabilità o meno, si confrontano con un essere umano e non con una carrozzina», osserva Marongiu che, conclude: «Spesso la carrozzina in spiaggia diventa provocatoria per la mentalità comune che vuole che ciò che non è bello si nasconda?, ma quando le carrozzine sono dieci, quindici, per tutta l?estate, allora diventa la normalità e molti scoprono che su quella carrozzina c?è un individuo, con la sua voglia di divertirsi, di giocare, di gustarsi un tramonto, di vivere».


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