Politica

Usa: Standing ovation per Hillary. E Obama?

Sorpresa finale nell’ultimo faccia a faccia tra i Democratici prima del voto decisivo in Texas e Ohio. La Clinton acclamata, Obama trema

di Alessandra Marseglia

Un colpo finale, solo uno, ma pesante come un pugno nello stomaco, preciso come un tiro di fioretto. E Barack Obama rischia grosso, forse molti voti, forse addirittura la nomination.

Giovedì sera, Università di Austin Texas. Barak Obama e Hillary Clinton si sfidano per un ultimo faccia a faccia prima del voto del 4 marzo. In palio ci sono quasi 500 delegati, 228 in Texas, 161 in Ohio, qualche manciata ancora in Vermont e Rhode Island. Ma a questo punto lo scarto tra i due candidati è così sottile che anche il Porto Rico, ultimo Stato al voto a giugno, può fare la differenza. Obama è in vantaggio ha infilato 11 vittorie una dietro l?altra, l?ultima tra gli americani all?estero e tutti i commentatori concordano ?è il suo momento?; Hillary è a bocca asciutta dal Super Tuesday, ha ignorato con tenacia le sconfitte, ma adesso deve vincere. E non c?è bisogno che glielo ricordino i commentatori, lo sa bene anche lei: se non vince, e bene, è fuori dalla corsa.

Non tanto e non solo per il numero dei delegati, la differenza è così sottile che Obama potrebbe non raggiungere il ?magic number? dei 2025; ma perché pare sempre più plausibile che il testa a testa non si concluderà prima del congresso dei Democratici di Denver in programma ad agosto. Allora la differenza la faranno gli oltre 700 superdelegati, (senatori, governatori e tutti i ?big? del partito), che possono votare liberamente; per ovvie ragioni di influenze politiche la Clinton family può contare sulla fedeltà della maggior parte di essi, nonostante le sempre più frequenti conversioni alla sponda di Obama.

Ma a Denver Hillary deve ugualmente arrivare da front runner; se così non fosse, rischierebbe di essere l?artefice della spaccatura del partito e peggio, metterebbe in forse la vittoria di novembre. Come potrà chiedere, infatti, agli ?amici? superdelegati di votare per lei e rovesciare, dunque, la volontà dei cittadini? L?eventualità impensierisce non poco Al Gore e altri ?saggi? Democratici, riferiva il New York Times qualche giorno fa, che vigilano con ansia sulla situazione per evitare il peggio.

Ma agosto è lontano e Hillary e Obama questa sera sono qui a darsi ancora battaglia. L?ex first lady ha un sorriso smagliante, con il Texas, come sottolinea nel suo primo intervento, ha un legame lungo e affettuoso. Obama pare teso, sembra aver dimenticato di essere il front runner, forse è solo un po? stanco. Poco spazio per le carinerie di circostanza, si parte subito con un confronto teso e serrato. ?Si siederebbe al tavolo a discutere con Cuba?? chiede il giornalista della Cnn. ?Solo se prima ci fossero chiari segnali di un cambiamento?, risponde Hillary. Obama non fa che ripetere la stessa risposta, salvo condirla di un po? di ?Obamismo?. ?Questa deve essere l?occasione di incoraggiare il cambiamento, non solo aspettarlo. L?America deve fare un passo in più?.

Quando il tema è l?health care, i due democratici non risparmiano colpi. ?Lascerai 15 milioni di americani senza assicurazione medica? è l?accusa diretta di Hillary. ?E tu li costringerai ad averla anche se non possono permettersela e li multerai se non la pagano?, risponde affilato il senatore. ?Più che alle parole io credo ai fatti e ai miei 35 anni di esperienza? incalza Hillary quando un giornalista le chiede se crede davvero che Obama sia buono solo a parlare. ?Vuoi i fatti? Eccoli? risponde piccato il senatore riassumendo la sua carriera politica. Poi la Clinton affonda il coltello ma le va male. Riferendosi ad un discorso tenuto da Obama, rivelatosi la copia di quello del governatore del Massachusetts Deval Patrick dice. ?Se parole devono essere, almeno siano le tue. Perché questo non è un cambiamento in cui credere (letteralmente ?change you can believe in? lo slogan di Obama) ma un cambiamento fotocopiato?. Non c?è bisogno che il senatore ribatta dicendo che Patrick fa parte del suo staff, perché nel frattempo dalla platea si alza un boato di disappunto e la Clinton incassa il boomerang e si zittisce.

Il clima rimane infervorato per tutto il corso della serata, ma in definitiva nessun tema nuovo sembra emergere; i candidati si danno battaglia ma ripetono se stessi e tutto sommato sembrano arrivare ad una parità. Finché alla fine, forse per mettere un po? di pace, un’ultima domanda innocua, di quelle che danno spazio libero alla retorica politica. ?Quale è stata la prova più difficile della tua vita??, chiede il giornalista, pronto già a raccogliere i fogli e andare. ?Tutta la mia vita è stata difficile? risponde Obama ricordando la sua storia di figlio di madre single e con pochi soldi. Tutto già visto, tutto da copione.

Quando è il suo turno Hillary si schiarisce la voce, il viso è disteso ma l?emozione traspare. Poi inizia. ?Bene, credo che tutti sappiate che ho avuto momenti molto difficili nella mia vita. Così difficili che molte persone ancora oggi mi chiedono come ho fatto a superarli?. Nel pubblico piomba un silenzio di tomba, tutti capiscono l?allusione agli anni alla Casa Bianca, ai tradimenti di Bill. Obama si accorge che la trovata è geniale e che per una volta è lei e non lui a ipnotizzare le sue masse, a parlare al cuore e non al cervello; suda freddo il senatore, il suo viso è una maschera di nervosismo. ?Ma sapete cosa vi dico? ? continua Hillary nel silenzio generale ? che il mio dolore è stato niente rispetto a quello che molti americani vivono quotidianamente. (?) Bene, il mio impegno da Presidente degli Stati Uniti è quello di alleviare le vostre fatiche, aiutarvi a vivere meglio, e vi dico, su di me potere contare?. L?applauso è scrosciante, la standing ovation segue pochi secondo dopo e coinvolge tutta la platea. Obama è una statua di ghiaccio, guarda i conduttori, fa un cenno con la testa come dire ?Abbiamo finito??. Ma la giornalista rimarca ?Standig ovation per la senatrice Clinton e con questo abbiamo concluso?. Hillary corre ad abbracciare sua figlia Chelsea, la folla la accerchia chiede autografi; Obama non sa dove andare, stringe la mano ai conduttori, poi bagno di folla anche per lui, ma il sorriso smagliante non si è visto per tutta la serata e tanto meno adesso.

Sa bene cosa ripetono i giornali da giorni ?La forza di Obama è il legame emotivo col pubblico, Hillary se vuole vincere deve provare a cercarlo?. Questa sera a Austin l?ex first lady non è solo la secchiona, saccente e gelida. E? anche una donna tradita, emotiva e fragile, che adesso cerca riscatto.


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