Welfare
Full carcere.Ricette per evitare il collasso
Nuovi istituti? «Bisognerebbe rinunciare a scuole e ospedali». Un altro indulto? «Non cè il clima giusto». Per Gaetano Pecorella, fedelissimo di Berlusconi, non rimane «che abbattere il numero delle
di Redazione
Tra dieci mesi il countdown sarà arrivato a zero. Oggi sono 52mila i detenuti ristretti nei 205 penitenziari italiani. Ai ritmi di crescita attuale saranno 62mila il prossimo aprile. Con buona pace del cosidetto ?effetto indulto? e della vivibilità interna. L?approssimarsi del patatrac ormai non lascia più indifferente nemmeno chi, come Gaetano Pecorella nel Popolo della libertà, convive a stretto contatto di gomito con gli strilloni dell?allarme sicurezza e i colonnelli del ?pacchetto sicurezza? ad ogni costo, reato di clandestinità incluso. «Mi aspetto che già nei prossimi giorni il ministro, che ritengo persona sensibile, prenda in mano la questione carcere. Prolungare l?attesa potrebbe avere effetti tragici». È un appello diretto quello che l?onorevole Pecorella recapita al suo collega di partito, Angelino Alfano. «Un uomo che considero persona sensibile e attenta ai risvolti umani, per questo sono fiducioso», precisa l?avvocato milanese.
Vita: La ricetta del ministro però, per quanto trapelato fino ad oggi, si limita alla costruzione di nuovo istituti. Quale è la sua valutazione in merito?
Gaetano Pecorella: Vedo due ordini di difficoltà. Un carcere non si può inventare dall?oggi al domani. Ci vuole tempo. Una risorsa di cui noi non disponiamo. I tassi di crescita della popolazione carceraria sono allarmanti. Occorre agire con urgenza. L?altra ragione è di ordine politico. Se noi destiniamo risorse all?edilizia penitenziaria, la togliamo ad altri capitoli di spesa. Ecco, io non me la sentirei di rinunciare a una scuola o a un ospedale per fare posto a una prigione.
Vita: Quindi non rimane che sperare in un nuovo atto di clemenza?
Pecorella: Non credo sia una strada percorribile. L?opinione pubblica non lo permetterebbe.
Vita: Come se ne esce, allora?
Pecorella: Il sistema sanzionatorio va profondamente riformato. A meno di non voler modificare fittiziamente le norme sulla vivibilità in carcere. Come aveva fatto a suo tempo l?ex ministro Castelli, introducendo a fianco del parametro della ?capienza regolamentare?, la cosiddetta ?capienza tollerabile?. Un piccolo escamotage. Non una soluzione. Tornando alla riforma del codice penale, la commissione Pisapia, e prima della sua quella di Nordio, hanno elaborato progetti che potrebbero venir ripresi. In Italia intediamo il carcere come nel 1800. Una concezione più moderna, invece, permetterebbe di modulare la pena a seconda del reato. Oggi un writer beccato a imbrattare i muri viene spedito in galera dove viene a contatto con i criminali veri. Lo stesso capita a un medico che sbaglia un?operazione. Un errore che deve essere punito, ma non credo che metterlo in cella possa servire a qualcosa o a qualcuno. La detenzione andrebbe intesa come soluzione unicamente per chi è socialmente pericoloso e invece noi la utilizziamo per qualunque reato. Mi raccontava un mio collega americano che a Los Angeles chi getta dal finestrino un mozzicone di sigaretta viene ?condannato? a ripulire le strade della città per una settimana.
Vita: Da noi però tira tutta un?altra aria. Il ministro La Russa a più riprese ha manifestato la volontà di rivedere la Gozzini. Le sue, onorevole Pecorella, non rischiano di essere solo belle speranze?
Pecorella: Sconfiggere la criminalità è un po? come costruire ponti. Bisogna farlo certo, ma con tecnica e razionalità. Lasciarsi prendere dall?emotività significa fare leggi che in un primo momento raccolgono consenso, ma poi ti scoppiano in mano. Rispetto alla Gozzini faccio notare che da quando è in vigore non ci sono state più rivolte in carcere. C?è una logica. Per ottenere un risultato ci sono due vie. Punire o premiare. Ma in carcere, peggio di così non si può stare, quindi non rimane che barattare un buon comportamento con la promessa di un premio. Altrimenti risultati non se ne ottengono.
Vita: Il sistema delle misure alternative però non è mai decollato. Dove sta l?intoppo?
Pecorella: Alla radice c?è un problema di risorse. In Svizzera non esiste l?ergastolo, ma la pena perpetua: dopo 15 anni di carcerazione un?équipe di medici e psicologi, che per tutto il periodo ha seguito il detenuto, valuta l?opportunità o meno di rimetterlo in libertà. Da una parte noi invece abbiamo un meccanismo automatico di liberazione anticipata che per ogni anno di carcere prevede uno sconto di pena di 90 giorni. E dall?altra un sistema di accesso alle misure alternative che dipende esclusivamente dal buon cuore o meno del giudice di sorveglianza. Capita allora di trovare quello ben disposto che è di manica larga, o al contrario, chi per paura di incappare in errori preferisce sempre negare le pene alternative. Nessuno dei due però fa una scelta ponderata sulla base di una relazione di un gruppo di esperti. Come pure prevederebbe la legge. Nella giustizia penale, manca la scientificità: è questo il nodo! Non è questione di essere più o meno buoni, ma di essere razionali. Un carcere dovrebbe puntare al recupero dei detenuti, così come negli ospedali si lavora per la salute dei ricoverati.
Una tragedia annuniciata in cifre
- Le carceri
Numero delle carceri 205
Numero delle celle28.828
di cui a norma4.763
Numero sale colloqui530
di cui a norma272
- I detenuti presenti
Capienza regolamentare43.213
Detenuti presenti52.997*
Flusso nelle carceri90mila persone all?anno
- Posizione giuridica
Su 52.997 detenuti
in attesa di primo giudizio16.741
in attesa dell?appello9.642
in attesa del giudizio della Cassazione3.199
condannati in via definitiva21.845
sottoposti a misura di sicurezza detentiva1.565
- Pene e reati dei condannati
Su 21.845 condannati:
con pena dai 3 ai 6 anni43%
con residuo pena di 3 anni52%
con pena per reati contro il patrimonio29%
con pena per reati contro la persona16%
con pena per violazione della legge stupefacenti15%
con pena per reati contro l?amministrazione3,6%
Misure alternative, permessi premio e semilibertà
Ammessi a una misura alternativa11.527
Ammessi alle misurealternative dalla libertà113mila
- Lavoro intramurario
Detenuti che lavorano nei lavori domestici alle dipendenze dell?amministrazione penitenziaria11.717
Detenuti che lavorano in pianta stabile e regolarmente assunti, in prevalenza da cooperative sociali647
- Recidiva
Recidiva standard secondo un?indagine ufficiale del ministero della Giustizia di chi è stato ri-arrestato entro cinque anni dalla scarcerazione68%
Recidiva di chi ha usufruito di misure alternative19%
Recidiva di chi incomincia un percorso lavorativo interno al carcere5%
- Costi
Costo diretto medio annuale di un detenuto100mila euro
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