Cultura

A Sud meno muri, più rete

Persone e realtà medio piccole che offrono testimonianze importanti. Ma incapaci di unire le forze. Per questo più deboli. E inquinabili. Intervista a don Vittorio Nozza.

di Redazione

A poco più di un mese dalle elezioni e a qualche giorno dalla manifestazione del primo marzo indetta dal Consorzio Goel, il direttore della Caritas italiana, Vittorio Nozza lancia un appello a favore del Mezzogiorno. Un richiamo che va al di là del recinto delle diocesi e dei centri di ascolto religiosi per abbracciare il mondo imprenditoriale e quello della politica. «Perché», dice Nozza, «è venuto il momento di fare massa».
Vita: Che cosa intende?
Vittorio Nozza: Se guardo al Sud, vedo una significativa presenza di persone e di realtà medio piccole che fra mille difficoltà offrono testimonianze importanti. Vedo però anche una galassia frantumata e divisa. Manca cioè la capacità di giocarsi in termini unitari. La bontà che portano con sé queste esperienze perdono gradualmente di efficacia in un contesto incapace di fare mosaico. La conseguenza è che per incidere davvero in termini di cultura, ma anche di prassi e operatività, alla fine occorrono tempi eterni.
Vita: Come si esce dall?impasse? Il primo marzo può essere davvero una data importante?
Nozza: Il primo marzo è un segnale di volontà e disponibilità. Un tentativo che, insieme ad altri, e non soltanto in occasioni pubbliche, se non vengono concepiti in termini di squadra diventano fragili e attaccabili.
Vita: E anche inquinabili?
Nozza: Sì certo. La fragilità delle risorse, delle opportunità, dei legami può condurre al rischio di inquinamenti.
Vita: Quali sono dunque gli anticorpi giusti?
Nozza: Proprio in questo periodo noi, e quando dico noi mi riferisco al progetto Policoro, alla Caritas italiana, alla delegazione regionale, alle Caritas diocesane e alla Fondazione Sud, stiamo progettando un piano di azione che inglobi tutte queste progettualità. L?obiettivo verso il quale si dovranno spendere anche i vertici nazionali è la nascita di fondazioni di comunità, che raggruppino le esperienze più vivaci. In questo senso, poi, il tema centrale è quello di offrire un lavoro ai giovani, oltre a condurre una battaglia a favore della legalità e dell?eticità. La rete dovrà servire a rompere gli isolamenti delle singole famiglie e delle entità locali in cui la persona o il gruppo di persone si viene a trovare.
Vita: Come valuta la svolta di Confindustria Sicilia che ha scelto di espellere gli imprenditori che pagano il pizzo?
Nozza: È stato un passaggio cruciale. Perché non è tanto il singolo imprenditore che si ribella, ma è l?intera rete associativa che si sente chiamata in causa nel disincentivare certi comportamenti. Prima accennavo alla creazione di un mosaico di realtà ecclesiali che facessero blocco. Questo però non è un discorso di categorie. Auspico che anche il mondo delle produzione si inserisca in questo circuito virtuoso. Se però la Chiesa è la prima a presentarsi a ranghi sparsi, difficilmente riusciremmo a impattare positivamente su altre sfere della società.
Vita: Non ha accennato alla politica. Su questo versante il rapporto sembra ormai logoro?
Nozza: Per certi versi è vero. Ma io mi pongo il problema di come rafforzare le istituzioni. E allora dico: per avere una politica forte occorre che noi per primi saniamo le nostre frantumazioni.
Vita: In campagna elettorale il rischio del voto di scambio è più che mai all?ordine del giorno. Ritiene che in questo momento debba venire dalla Chiesa un richiamo affinché non si ripetano certe pratiche del passato?
Nozza: Mi sembra il minimo. Chi vuole contribuire a costruire una realtà sociale fondata sull?eticità e la correttezza non può accettare prassi che avallino comportamenti antipolitici. Ma questo non basta. Pochi giorni fa mi trovavo in Campania. Dai rappresentanti delle Caritas locali mi è arrivata forte la richiesta di una mano, «perché noi siamo fragili e siamo in una condizione di essere risucchiati». Ci chiedevano tutoraggio e accompagnamento. A questo compito non possiamo sfuggire.

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