Cultura

Caos calmo (ma molto calcolato)

Un prete che scrive una lettera ai suoi ragazzi. Una scena bollente che fa discutere. Una condanna bonaria. Una casa di produzione molto attenta.

di Antonio Autieri

Chi lavora nel mondo del cinema sa che per lanciare bene un film, un po? di clamore non guasta. Le ricette sono molteplici, e tra queste il tirare in gioco la Chiesa è un meccanismo che funziona sempre. Il copione si è ripetuto in occasione di Caos calmo, il film di Antonio Grimaldi con Nanni Moretti nella parte del protagonista. Il lancio della pellicola accende la curiosità sulla scena erotica tra Moretti ed Isabella Ferrari. Operazione è riuscita a metà perché, nonostante la ?forza? di quelle immagini (e anche una bestemmia contro la Madonna), il film non è stato vietato neppure ai minori di 14 anni, mentre forse qualcuno della casa di produzione sperava proprio nel divieto, per attizzare una bella polemica contro la censura.Così quando si rischiava che non se ne parlasse più, ecco che la casa di produzione scopre il suo jolly, facendo girare alcuni passaggi di un intervento di don Nicolò Anselmi, responsabile della Conferenza episcopale italiana per la Pastorale giovanile. Non si tratta di un?intervista, ma di una newsletter rivolta ai ragazzi italiani che si preparano alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney, in cui il sacerdote – anche in previsione della festa di San Valentino – proponeva una visione dell?amore diversa da quella che gli pareva scaturire (non aveva visto il film, gli era stato raccontato) da Caos calmo. Chi ha scovato la dichiarazione, inserita nella newsletter dell?Agorà dei giovani (sito cattolico legato ai partecipanti alla Giornata mondiale della gioventù), ne ha pilotato la sua interpretazione facendo passare l?idea che la Cei ?condannava? il film. Se qualcuno avesse letto il testo integrale della lettera – su Internet si trova – avrebbe notato che il tono era quello di una bonaria ?predica? a beneficio di un gruppo di giovani. Con tanto di ingenuo appello agli attori coinvolti di evitare in futuro simili ?imprese?. Qualcosa di molto diverso da un?invettiva o da una messa all?indice. E invece si è gridato all?ingerenza della Chiesa nel cinema, al clima da Inquisizione, al ritorno al Concilio di Trento, con paginate di interviste ad attori, registi, intellettuali? Se poi un prete non può scrivere alle sue ?pecorelle?? Ma bisognava creare il caso: e cercare lo scontro con la Chiesa cattolica aiuta, eccome. Gli esempi sono numerosi, almeno da Magdalene (film su un convento di suore sadiche in Irlanda) in poi, finendo a La passione di Cristo di Mel Gibson: in quel caso erano stati alcuni ebrei ad attaccare il film e la Chiesa (non tutta) a difenderlo; ma il meccanismo era lo stesso. E chi lavorava al film fu abile a sfruttarlo in termini di clamore e curiosità. Non c?è da scandalizzarsi: ognuno fa il suo mestiere. Chi casca in certi trucchi – e il suo mestiere lo fa male – sono ahimè i media che (complici o creduloni?) hanno ripreso la ?velina? della casa di produzione facendo credere che fosse una nota ufficiale dei vescovi italiani.

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