Famiglia

Caro Cofferati, non c’era d’aver paura…

Il coordinatore di Papillon, storica associazione impegnata a Rebibbia, racconta cosa avrebbe detto nel suo intervento, se lo avessero lasciato parlare... (di Vittorio Antonini).

di Redazione

L'esperienza dell?associazione Papillon – Rebibbia inizia nei primi mesi del 1995, quando alcuni detenuti della casa circondariale Rebibbia nuovo complesso iniziano ad organizzare nelle disastrate biblioteche dei reparti alcune semplici ma coinvolgenti iniziative culturali tra gli oltre 1.500 ?ospiti? dell?istituto. Nel maggio 1996, con il decisivo aiuto di un gruppo di volontari dell?Arci, abbiamo invece inaugurato la biblioteca centrale dell?istituto, denominata appunto Papillon.La nostra idea/forza era (ed è) molto semplice: la diffusione della cultura nelle carceri è uno strumento indispensabile per arrestare l?inevitabile regressione prodotta dalla galera, e può anzi aiutare la maggioranza di coloro che vivono reclusi a liberarsi da quel moderno feticismo del denaro che – sovrapponendosi per lo più ad una condizione di marginalità o emarginazione – li ha spinti nella palude dell?illegalità. La cultura, insomma, può concorrere in misura decisiva nell?insegnare anche ai detenuti a fornire risposte adeguate (e non criminogene) ai tanti, diversi e inevitabili periodi di crisi che scandiscono la vita di ogni persona.Abbiamo allora organizzato tante giornate di confronto nel carcere con alcuni dei più autorevoli esponenti della cultura italiana, come Dacia Maraini, Enzo Siciliano, Sandro Veronesi, Erri De Luca, Rosetta Loy, Eraldo Affinati, Edoardo Albinati e altri enti culturali, come il Fondo Moravia e il Fondo Pasolini. Ma l?elenco sarebbe davvero lunghissimo e quindi, per sottolineare la portata della nostra attività culturale, ci limitiamo a ricordare che la biblioteca Papillon è stata l?artefice della prima convenzione stabilita in Italia tra il ministero di Giustizia e l?istituzione Sistema biblioteche e centri culturali, in questo caso quella del Comune di Roma, al fine di moltliplicare l?offerta culturale verso i detenuti. Nel marzo 2001 la nostra esperienza si formalizza legalmente in Associazione culturale onlus e prosegue sia all?interno che all?esterno le sue iniziative culturali. Inizia a sviluppare una vera e propria attività editoriale, pubblicando due libri, un?attività teatrale, portando al Palladium e al Vittoria due spettacoli con un enorme successo di pubblico, e un?attività multimediale con la produzione di migliaia di copie di un cd rom sulla sanità penitenziaria .(gli unici 18 minuti di video girati ?liberamente? in un reparto infermeria) e di un cd musicale di un complesso nato nelle carceri romane.Dal 2004 al 2006 abbiamo invece progettato e realizzato l?unica biblioteca esistente in Europa che sia stata creata, all?esterno delle carceri, da un gruppo di detenuti in misura alternativa o ex detenuti. La Biblioteca del Casale Ponte di Nona Giulio Salierno ha oggi quasi 4mila libri catalogati in elettronico (rintracciabili attraverso il sito della Sapienza di Roma – <a href="http://www.uniroma1.it" target="_blank">Sapienza</a>) ed uno dei suoi principali aspetti positivi è il fatto che essa permette alle istituzioni e ai cittadini di ?toccare con mano? un?esperienza organizzata in prima persona da detenuti ed ex detenuti, e soprattutto una iniziativa che più di altre esemplifica la possibilità concreta di creare un ponte tra la realtà delle nostre galere e la società esterna.Per ora basta. Ci fermiamo qui e rinunciamo a parlare delle nostre tante iniziative istituzionali svolte in Parlamento, nelle commissioni regionali, negli assessorati, con i partiti di ogni tendenza, con le associazioni di categoria e con tante realtà religiose. Tutto questo sta nella nostra umile ma bella storia.Ci chiediamo soltanto se qualcuno sa spiegarci, con argomenti seri e non propagandistici, perché questo complesso di attività, il cui elenco sarebbe davvero lunghissimo, non può essere comunicato e discusso con i cittadini di Bologna!

Vittorio Antonini


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