Non profit

Fiera del libro: invece di muri costruiamo ponti con il dialogo

Una lettera a proposito delle polemiche sorte intorno alla manifestazione torinese.

di Riccardo Bonacina

Carissimo direttore, ho apprezzato l?intervento di Paolo Branca sulle pagine di Vita a proposito delle polemiche intorno alla prossima Fiera del libro di Torino e all?invito di Israele come Paese ospite, perciò le giro questo appello cui hanno aderito numerosi scrittori. Con questa firma esprimiamo una solidarietà senza riserve nei confronti degli organizzatori della Fiera del libro di Torino, nel momento in cui questo evento di prima grandezza della vita letteraria nazionale viene attaccato per aver scelto Israele come Paese ospite dell?edizione 2008. L?appello a cui aderiamo s?intende apartitico, e politico solo nell?accezione più alta e radicale del termine. Non intende affatto definire uno schieramento, se non alla luce di poche idee semplici e profondamente vissute.
In particolare, l?idea che le opinioni critiche, che chiunque fra noi è libero di avere nei confronti di aspetti specifici della politica dell?attuale amministrazione israeliana, possono tranquillamente, diremmo perfino banalmente!, coesistere con il più grande affetto e riconoscimento per la cultura ebraica e le sue manifestazioni letterarie dentro e fuori Israele. Queste manifestazioni sono da sempre così strettamente intrecciate con la cultura occidentale nel suo insieme, rappresentano una voce talmente indistinguibile da quella di tutti noi, che qualsiasi aggressione nei loro confronti va considerata un atto di cieco e ottuso autolesionismo.

Raul Montanari, Milano

Carissimo Raul, la tua iniziativa e quella di Daria Bignardi, Tiziano Scarpa, Luca Sofri e altri, è quanto mai opportuna e testimonia la capacità di mobilitazione anche dei blog letterari di fronte alla logica dei veti e dei muri, sempre odiosi, ma ancor più insopportabili quando chiudono occasioni di confronto anche culturali che vanno sempre incoraggiate. Come scriveva Branca su Vita, poi «i grandi nomi della cultura israeliana si sono spesso dimostrati tra i più sensibili rispetto alle sofferenze della popolazione araba e palestinese». Forse proprio perché, come sottilineate, la cultura ebraica sta all?origine stessa del nostro pensiero. Un pensiero in cui l?io personale, per fortuna, viene ancora prima di tutto. E costituisce la sola possibilità di costruire ponti invece di muri.


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