Cultura

La tregua olimpica di Amnesty

Il rispetto dei diritti umani a Pechino è ancora lontano. Eppure gli attivisti di AI durante le competizioni sospenderanno le attività.

di Redazione

L’ incremento delle repressioni contro gli attivisti per i diritti umani, le limitazioni al lavoro dei giornalisti stranieri e l?aumento del ricorso alla ?rieducazione attraverso il lavoro? (una forma di detenzione senza accusa né processo) sono cattivi presagi nel percorso che porta a Pechino. «La preparazione dei Giochi olimpici ha prodotto meno passi avanti e più divisione sul tema dei diritti umani in Cina», sentenzia l?ultimo rapporto di Amnesty International. Eppure l?associazione ha scelto di non boicottare la fiamma olimpica. E anzi, annuncia in questa intervista Paolo Pobbiati presidente della sezione italiana, per le due settimane di gare congelerà la campagna sui diritti umani.

Vita: Amnesty si è schierata contro il boicottaggio. Vista la situazione in Cina, questa posizione non rischia di essere perdente?
Paolo Pobbiati: Essere al centro dell?attenzione internazionale rappresenta per la Cina una occasione molto importante di interrogarsi sul proprio ruolo di grande potenza e sulla necessità di rispettare l?impegno a favore dei diritti umani assunto nel 2001 con l?assegnazione delle Olimpiadi. Nel dicembre scorso Amnesty ha lanciato la campagna Pechino 2008: Olimpiadi e diritti umani in Cina (per l?appuntamento milanese vedi pag. 37, ndr) sottoponendo al governo cinese quattro richieste, la prima delle quali riguarda la riduzione dell?applicazione della pena di morte. In Cina vengono condannate a morte 8mila persone all?anno: una ogni ora. La pena capitale è prevista per 68 reati, molti dei quali non violenti.

Vita: Quali sono le altre richieste?
Pobbiati: In Cina difendere i diritti di alcune categorie, come i malati di Aids, o le rivendicazioni delle comunità, come fanno i sindacalisti nel tentativo di ottenere per i contadini l?indennizzo di terre espropriate proprio in vista dei Giochi, è uno ?sport? pericoloso che mette a rischio la vita. Garantire loro libertà di azione e ridurre la censura, specie nei confronti degli utenti di Internet, sono le nostre altre richieste. L?ultima infine riguarda l?abolizione della legge che con un semplice provvedimento di polizia prevede la condanna a quattro anni di lavoro: oggi incappano in questa forma di ?rieducazione? dalle 100mila alle 150mila persone all?anno, soprattutto soggetti senza fissa dimora che si spostano da una parte all?altra del Paese per seguire i lavori stagionali, o tossicodipendenti e, ovviamente, i dissidenti.

Vita: Governo e società civile italiana quale ruolo possono giocare in queste settimane che precedono l?inizio delle Olimpiadi?
Pobbiati: È necessario che i governi smettano di girare la testa dall?altra parte. Perché ciò accada, la pressione dell?opinione pubblica è fondamentale.

Vita: Amnesty però durante le gare si chiuderà la bocca…
Pobbiati: La nostra campagna si fermerà il 7 agosto, il giorno prima dell?inizio dei Giochi. Poiché chiediamo il rispetto dei principi della Carta olimpica sulla dignità della persona, riteniamo giusto rispettare la tregua olimpica nella rivendicazione politica. Poi, spetterà alla Cina decidere quale eredità trarre dalle Olimpiadi, ma sarà responsabilità della comunità internazionale favorirne un processo di responsabilizzazione. Amnesty, da parte sua, continuerà ad essere accanto a tutti coloro che si battono per i diritti umani.

Vita: Un?ultima domanda: perché non esiste la sezione cinese di AI?
Pobbiati: Noi entriamo nei Paesi solo con l?accordo del governo locale. In Cina non è stato possibile raggiungere questa intesa.Chiara Santomiero

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