Cultura

Al via la Conferenza contro le cluster bomb

Una cinque giorni per la messa al bando delle bombe a grappolo, dette anche "cluster bombs". Se ne discute in Nuova Zelanda, presenti 122 paesi e 500 delegati

di Redazione

Si sono aperti ieri a Wellington in Nuova Zelanda, con oltre 500 delegati di 122 paesi, i negoziati su una convenzione internazionale per la messa al bando dell’uso, della produzione, del commercio e dello stoccaggio delle bombe a grappolo, che causano danni ritenuti inaccettabili alla popolazione civile.

I colloqui sulla convenzione, lanciati lo scorso anno da Austria, Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Perù e il Vaticano, mirano a definire quali tipi di bombe a grappolo debbano essere proibiti e quali, come quelli che spargono paglia trinciata per deviare missili in volo, possono continuare ad essere usati.

Prendono parte ai cinque giorni di negoziati 41 dei 76 paesi del mondo che hanno in stoccaggio bombe a grappolo, oltre alla maggioranza dei produttori. Non partecipano però all’iniziativa, e non hanno inviato osservatori a Wellington, alcuni dei maggiori produttori, come Usa, Russia, Cina e Pakistan.

Le bombe a grappolo, o cluster bombs, esplodono sopra il terreno, rilasciando in un vasto raggio migliaia di piccole bombe programmate per esplodere all’impatto. Dalle osservazioni sul loro uso nei conflitti risulta però che fra il 10 e il 40% non esplodono, e restano cariche per anni sul terreno dell’area presa di mira, uccidendo e mutilando i civili.

Il ministro neozelandese per il disarmo, Phil Goff, nel suo intervento di apertura, ha affermato che proteggere i civili è un elemento chiave del trattato. E ha aggiunto che la maggior parte delle nazioni sono rimaste indignate per l’alto livello di munizioni a grappolo usate da Israele nei giorni finali della guerra contro Hezbollah in Libano meridionale nel 2006, un evento che – ha detto – “ha dato forte impulso a quello che vogliamo fare ora”.

Un rapporto di 131 pagine diffuso ieri da Human Right Watch afferma che Israele ha violato le leggi umanitarie internazionali, “con centinaia di attacchi indiscriminati e sproporzionati con munizioni a grappolo in Libano”. E chiede un’inchiesta indipendente per determinare se dei singoli comandanti israeliani “siano responsabili di crimini di guerra”.

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