Volontariato

Quando gli italiani se la passavano da romeni

Storie alla rovescia. Un libro racconta l’emigrazione italiana in Svizzera

di Redazione

Era il 1989, l?altro ieri in pratica, quando esplose lo scandalo svizzero: dagli archivi della polizia saltarono fuori circa 900mila rapporti. Riguardavano gli italiani che erano andati Oltralpe a lavorare. Quel che facevano nel tempo libero, quante lettere ricevevano e scrivevano (con relative fotocopie): in quei dossier c?era tutto. Tutto o quasi. Mancava lo stato d?animo di chi abbandona i propri luoghi, era assente la nostalgia né quelle carte ingiallite riuscivano ad esprimere l?energia dolorosa di chi comunque ce la fa. Una storia che riemerge dal buio grazie ad Emigranti Exprèss (Fandango) scritto dal 38enne Mario Perrotta, attore e autore radiofonico. Un esordio scintillante – prosa vivace e ben ritmata – che dà voce a tante vicende emozionanti, pazzesche, incredibili con la levità del protagonista, un bambino di dieci anni che, nel 1980, da solo prende a Lecce il famigerato treno notturno che ancora oggi trasporta i lavoratori a Milano e oltre confine. Ma come nasce questo volume? «L?esperienza del viaggio in solitudine è totalmente autobiografica. Mio padre abitava effettivamente a Bergamo e io andavo a trovarlo. Mia madre mi portava alla stazione di Lecce e mi affidava a qualche viaggiatore che le ispirava fiducia».

Vita: Come mai ha scelto il 1980?
Perrotta: Perché è stato il primo anno in cui ho fatto quel viaggio da solo. Vita: E le storie che compongono il suo libro?Perrotta: Quelle derivano da due spettacoli teatrali e da una trasmissione radiofonica per la quale ho raccolto più di 150 ore di interviste. Ed è stato molto arduo selezionarle.

Vita: Per quale motivo ha scelto di scrivere di questi temi?
Perrotta: Per guardare la mia terra, il Salento, dalla quale mi sono allontanato anch?io anni dopo per andare a Bologna e frequentare l?università: mi sembrava che il punto di vista degli emigranti fosse il più adatto. I migranti hanno un rapporto particolare con i luoghi d?origine. In parte li mitizzano, in parte li paragonano alla terra dove sono andati a lavorare. In ogni modo non riescono quasi mai a ritrovare quello che hanno lasciato. Hanno vissuto e continuano a vivere lo sradicamento.

Vita: Lo ha scritto anche con un occhio all?oggi?
Perrotta: Sì, avevo anche questo intento. Pensi a quando in Svizzera gli italiani avevano un contratto stagionale che non permetteva loro di portare con sé i figli. Se moglie e marito, come nella storia che racconto, avevano entrambi questo tipo di contratto, dovevano lasciare i figli in Italia. La cosa che più mi ha stupito, tornando all?oggi, è che i meno disponibili ad accogliere i migranti attuali sono gli emigranti di ieri…

Vita: Emigranti Exprèss dà anche molte notizie ?storiche?…
Perrotta: Di quell?epoca i giovani non sanno più nulla. Conoscere le cose di allora è utile. Pensi al populista Schwarzenbach, che nel 1969 promosse un referendum per cacciare gli italiani dalla Svizzera perché rubavano il lavoro e si perdeva la razza elvetica…

Vita: Ogni riferimento è puramente causale?
Perrotta: Naturalmente… Sa la retorica della razza… Al Sud, in modo particolare, che cosa può voler dire con tutti i dominatori che sono passati?


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