Welfare

Giustizia, Alfano: «La riforma del codice penale va portata a termine»

Pubblichiamo l'intervento del ministro al plenum del Csm

di Redazione

Intervento del ministro della Giustizia Angelino Alfano
al plenum straordinario del Consiglio Superiore della Magistratura
27 maggio 2008

Signor Vice Presidente, Signori Consiglieri,
mi sia consentito innanzitutto rivolgere un indirizzo di saluto al Presidente della Repubblica
e un vivo ringraziamento per l?attenzione con cui Egli ha voluto seguire sin dagli esordi l?azione del
Governo in materia di giustizia.
Desidero poi confermare l?intendimento di intraprendere la nostra azione nel pieno rispetto
del principio di leale collaborazione con l?organo di auto governo della Magistratura.
Il metodo sarà dunque quello del confronto continuo, rispettoso delle reciproche sfere di
autonomia e delle cadenze proprie del dialogo tra istituzioni, ma aperto anche ad una più ampia
discussione con l?intero mondo della magistratura, con gli esponenti dell?associazionismo, e con gli
altri operatori del diritto.

Mi gioverò del vostro parere e mi auguro, anche per quanto riguarda il concerto, che si
possa riprendere la prassi dell?incontro diretto tra il Ministro e la quinta Commissione per la nomina
dei direttivi ed ancora mi auguro che frequenti e proficue possano essere le occasioni di mia
partecipazione ai lavori del plenum.

Sono peraltro componente di un Governo appena eletto presieduto da Silvio Berlusconi e
portatore di un programma sulla giustizia supportato da un ampio consenso elettorale, ispirato da
una richiesta di ragionato cambiamento e sulla cui realizzazione, nei tempi previsti dalla nostra
democrazia costituzionale, noi che oggi siamo al Governo torneremo ad essere giudicati.
Crediamo nel dialogo come metodo per far emergere decisioni condivise, nella
consapevolezza, tuttavia, di dover comunque assumere, nel momento della sintesi, le
determinazioni che ci competono. Dunque dialogo e decisioni; confronto e scelte.
Anche ai problemi di carattere emergenziale sarà data una rapida risposta seguendo il
metodo indicato, nel rispetto delle direttive di sistema.

Un punto merita di essere particolarmente rimarcato nel nostro programma di governo:
quello che vuole rilanciare l?azione riformatrice per rendere più efficace ed efficiente il sistema della
giustizia, nell?interesse dei cittadini, in attuazione dei principi costituzionali del giusto processo, per
una maggiore tutela delle vittime e degli indagati. In ciò perfettamente consapevoli dell?importanza
del compito e della circostanza che non di questa o di quella misura si tratta, ma di intervenire con
una pluralità di strumenti che, dopo avere offerto adeguate risposte alle urgenze abbandonino la
logica emergenziale e ambiscano alla ricerca di nuovi assetti di sistema.

Per fare ciò non è necessario avventurarsi in ennesime grandi riforme legislative, magari
soltanto declamate, ma sforzarsi di ricercare soluzioni efficienti e il più possibile condivise. A
cominciare dalla riforma del codice civile e del codice penale riguardo ai quali è stato svolto un
lavoro che non va disperso. In questo senso è mio intendimento portare tale lavoro a rapida sintesi
con l?aiuto di esperti e trasferire al Parlamento nel più breve tempo possibile i progetti di riforma
offrendo così ad esso, che in questa circostanza trarrà giovamento dal nostro bicameralismo
perfetto, l?opportunità di pronunciarsi avendo tempo e modo di trovare forme ampie di condivisione
su materie così importanti. Nello svolgimento di quest?opera occorre essere consapevoli che al
centro del sistema giustizia vi è la persona che cerca la tutela dei propri diritti ed alla quale vanno
fornite risposte concrete ed immediate. Frequente e viva è, infatti, tra gli operatori del diritto
(legislatore compreso) la tendenza a considerarsi il centro del processo riformatore del sistema
giustizia. Invece no: in principio ed alla fine di un processo, sia esso civile o penale, vi è una
persona, un uomo che sente lesi i propri diritti e che chiede allo Stato una risposta, che chiede allo
Stato giustizia. Un uomo che trepida e che patisce il ritardo della giustizia cogliendo già in esso,
nel ritardo, la negazione del proprio diritto e la frustrazione della propria pretesa.
Ecco, non dimentichiamoci mai, anche quando leggiamo le statistiche sui ritardi e sugli
arretrati e sul numero dei giudizi pendenti , che dietro ogni giudizio c?è una persona. E ricordiamoci
che il rapporto che il singolo cittadino ha con la giustizia , il grado di fiducia del singolo cittadino
nella giustizia, finisce con il coincidere con il grado di fiducia del cittadino nei confronti dello Stato.
Allo stesso modo il cittadino che ha sbagliato deve scontare la pena ma deve farlo in luoghi
rispettosi della dignità umana ed idonei a consentire la funzione rieducativa della pena medesima.

Mi vengono in mente, a tal proposito, le parole di S. Tommaso d?Aquino: ? Iustitia sine misericordia
crudelitas est, misericordia sine iustitia mater est dissolutionis ? ( dal commento al Vangelo di S.
Matteo cap 5 par.2).
Questi anni hanno visto concentrarsi l?attenzione dell?opinione pubblica, delle forze politiche
e delle istituzioni soprattutto sui problemi della giustizia penale, sottovalutando la gravità dello stato
della giustizia civile. Credibilità e competitività del Paese, infatti, sono strettamente connesse al
funzionamento del servizio giustizia. I costi economici connessi alla durata delle procedure
giurisdizionali sono infatti vari e rilevanti, diretti ed indiretti.
Rientrano tra i primi gli oneri diretti derivanti dai ricorsi individuali contro lo Stato italiano
avanti alla Corte europea dei diritti dell?uomo, per violazione dei termini di ragionevole durata del
processo.
Al novero dei secondi appartengono gli effetti macro e micro economici imputabili alla
durata dei processi. A tal riguardo le analisi degli economisti dimostrano ampiamente la
correlazione esistente tra la durata dei processi, il mercato del credito ed il mondo reale delle
imprese, determinando distorsioni nel funzionamento dei mercati, sia a livello interno sia a livello
internazionale.
Non si tratta di metter mano ad un?ennesima riforma del processo civile, anche se talune
modifiche appaiono imprescindibili.
Occorre intervenire soprattutto sulle risorse e sulle strutture, proseguendo, in particolare nell?opera
di informatizzazione e ricercando forme alternative di risoluzione delle controversie, anche
attraverso il ricorso all?istituto della mediazione, che potrebbe consentire una reale deflazione del
carico giudiziario.
Anche dalla riforma organica della magistratura onoraria potrà derivare un proficuo
vantaggio, in un?ottica di recupero e valorizzazione delle diverse professionalità, finalizzata alla
flessibilità delle risposte e delle strategie di fronte ai bisogni emergenti di una società che cresce.

Non a caso il programma del governo prevede un aumento delle risorse per la giustizia,
con una diversa priorità nell?allocazione delle stesse: in definitiva più razionalità nelle spese, più
investimenti nell?amministrazione della giustizia quotidiana, a partire dalla giustizia civile.
In materia di giustizia penale va anzitutto registrato come i progetti di riforma del codice
penale, elaborati dalle diverse commissioni ministeriali, e torno ad un concetto già parzialmente
espresso, convergono su numerosi principi generali.
Cito, a solo titolo di esempio, la valorizzazione della posizione delle vittime nel
procedimento penale che si traduce in un obbligo generale di risarcimento del danno, anche non
patrimoniale, derivante dal reato, e nel potere del giudice di ordinare, nella sentenza di condanna,
specifiche misure di riparazione, oppure, ancora l?introduzione di un sistema di pene prescrittive
che si affiancano alle pene detentive e pecuniarie e consistono nell?imporre al condannato obblighi
e comportamenti specifici (ad es. lavori di utilità pubblica; divieti di frequentare luoghi o persone;
etc.); e, infine una disciplina della confisca quale vera e propria sanzione estesa a tutto il
patrimonio mobiliare e immobiliare del condannato.

Anche la riforma della procedura penale si basa su linee guida ormai condivise dalla
comunità scientifica.
Alcune di queste, del resto, sono direttamente imposte dal diritto comunitario, dall?unione
europea e dalle risoluzioni del Consiglio d?Europa con particolare riferimento alla Convenzione
europea sui diritti dell?uomo (CEDU).
In particolare, in questa prospettiva, vanno inquadrate:
a) la ?mediazione penale? che implica l?allargamento dei modelli di giurisdizione e delle alternative
al processo;
b) il ruolo delle ? vittime del reato? con l?ampliamento della partecipazione della vittima al processo
penale, in vista del risarcimento del danno e della riparazione delle conseguenze del reato;
c) la cooperazione giudiziaria specialmente nei rapporti tra Stati membri dell?UE.

Sul fronte ordinamentale bisognerà dare attuazione alla riforma per ciò che concerne, tra
l?altro, la formazione dei magistrati.
La Scuola della Magistratura non è ancora in funzione, ma confido nel sollecito
completamento degli aspetti logistici.
E? necessario inoltre completare la designazione dei componenti del comitato direttivo da
parte del Consiglio Superiore della Magistratura e comunque, in ogni caso, tutto ciò sarà oggetto di
una intensa collaborazione con il Consiglio medesimo.
Una attenzione particolare va riservata al problema sempre più vivo della riqualificazione
del personale amministrativo. E? questa una delle lacune dell?azione ministeriale che intendiamo
colmare al più presto, così come intendiamo utilizzare, in un generale recupero di efficienza,
quanto suggerisce, nel suo programma quadro, la Commissione Europea per l?efficacia della
giustizia istituita dal Consiglio d?Europa.
Per quanto riguarda l?ordinamento giudiziario nel suo insieme non è intenzione del Governo
procedere ad un ennesimo stravolgimento degli assetti, ma è suo fermo desiderio quello di
realizzare alcuni obiettivi qualificanti con la necessaria gradualità e con il proficuo confronto con la
magistratura in tutte le sue espressioni.
La mia viva aspirazione del nostro Governo è che finalmente si possa dar vita ad una fase
nella quale i problemi della giustizia vengano affrontati, pur nelle diverse prospettive politiche, con
rigore tecnico e concettuale, ispirandoci a quel principio per il quale si porta al vaglio degli elettori
un?idea di giustizia e si ritorna al loro cospetto enunciando ciò che si è fatto e la coerenza tra ciò
che si è fatto e ciò che si era detto di voler fare: questo, nelle democrazie occidentali, si chiama
principio di responsabilità ed a questo ci ispireremo.

Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?

Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it